NOTE
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* Cfr A dieci anni dalla promulgazione dell’Inter mirifica, Civ. Catt. 1974, I, 9-20.

1 Cfr Segreteria di Stato, Lettera a don Francesco Angelicchio (31 gennaio 1964), n. 5; Paolo IV, Motu proprio «In fructibus multis» (2 aprile 1964), n. 4; Discorso all’Associazione Cattolica Esercenti Cinema (7 luglio 1964), n. 3; Lettera apostolica «Sabaudiae gemma» (29 gennaio 1967) n. 32.

2 Cfr Congregazione per il Clero, Direttorio Catechistico Generale (11 aprile 1971) nn. 2, 5, 9, 123.

3 Da segnalare, tra le più recenti, i tre Schemi catechistici per diversi livelli, elaborati in occasione della VII Giornata Mondiale sul tema La promozione dei valori spirituali (cfr Messaggio "Le comunicazioni sociali e l’affermazione e promozione dei valori spirituali”). Con tutta probabilità essi troveranno posto nel Bollettino d’informazione della stessa Commissione, per l’anno 1973.

Sulla non brillante situazione in Italia, cfr Gli strumenti della comunicazione sociale nella catechesi in Italia, dissertazione di licenza del paolino DOMENICO SPOLETINI-NERA, presso la facoltà di teologia dell’Università del Laterano.

4 In occasione della Prima Giornata, il 14 giugno 1966 la Commissione inviava a tutte le Conferenze Episcopali la dettagliata Istruzione Prompta et fidelis (cfr Lettera sulla Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali). Poi, in tutte le seguenti, la stessa ha provveduto la Preghiera dei fedeli, indicazioni riguardanti la Liturgia della parola ed ampio materiale informativo, in parte riportato nelle relative annate del cit. Bollettino d’informazione.

5 Cfr: Statuto dell’OCICStatuto dell’UNDAApprovazione dello Statuto dell’Union Catholique Internationale de la Presse.

6 SALVATORE DIAZ, Mass Media e Annuncio Evangelico, in Rassegna di teologia, 1973, n. 4, 252 ss.

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Articolo estratto dal volume I del 1974 pubblicato su Google Libri.

Il testo è stato corretto dai refusi di stampa e formattato in modo uniforme con gli altri documenti dell’archivio.

I riferimenti ai documenti del magistero pontificio sono stati resi interattivi e portano al sito del progetto “Chiesa e Comunicazione”, la biblioteca digitale online che prosegue l’attività iniziata da p. Baragli con le opere Cinema cattolico: documenti della Santa Sede sul cinema e Comunicazione Comunione e Chiesa.

ARTICOLO SU

Studiando il bilancio del primo decennio del Decreto conciliare Inter mirifica, si è visto* che, per la voce “Magistero”, esso si è chiuso con un ottimo attivo, così dimostrando la sostanziale bontà dello stesso Decreto. Resta da vedere se un bilancio altrettanto attivo l’abbia segnato la voce “Attuazione pratico-pastorale”.

Purtroppo si deve dire di no. Quanto sarebbe stato meglio se, invece di giostrare in critiche sterili e dannose, si fosse, in questo decennio, impiegato tempo ed energie per metterlo in atto! È ciò che lo stesso Decreto, tutto teso alla pratica, auspicava, “confidando che la sua esposizione di istituzioni e di norme venisse accolta favorevolmente e religiosamente osservata da tutti i figli della Chiesa” (Art. 24); e ciò che lo stesso Paolo VI, volutamente ignorando ogni critica, ha più volte richiesto1.

Quel che è stato fatto

Qualcosa, certamente, è stata fatta; ma troppi punti del Decreto sono rimasti, si può dire, lettera morta. E non si tratta tanto delle sue norme etiche e morali, come, per esempio, quelle: che il giornalista dia un’informazione “sempre vera e, fatte salve la giustizia e la carità, anche intera” (Art. 5); che l’artista rispetti sempre l’ordine morale oggettivo (Artt. 6 e 7); che tutti i membri della società partecipino alla dinamica delle opinioni pubbliche in modo che “si formino e prevalgano quelle giuste e rette” (Art. 8); che i recettori si addestrino a scelte sempre libere e responsabili (Art. 9); che i promotori “regolino i propri interessi economici, politici e artistici in modo di non andar mai contro il bene comune” (Art. 11)...: norme tutte che implicano vere e proprie “conversioni” individuali e sociali; quanto delle norme pastorali impartite dal Decreto per ottenere queste conversioni o, quanto meno, per sensibilizzare, illuminare e spronare quanti, in un modo o in un altro, “hanno nelle loro mani questi strumenti, ad impegnarli unicamente a beneficio dell’umanità, il cui avvenire dipende ogni giorno più dal loro retto uso” (Art. 24).

Infatti, a questo fine il Decreto ha, non consigliato ma ordinato, un mezzo preciso per “la formazione professionale, culturale e morale” dei promotori: “Si moltiplichino scuole, facoltà ed istituti dove essi [...] possano acquistare una formazione completa, vivificata di spirito cristiano e specialmente dalla dottrina sociale della Chiesa” (Art. 15); ha ordinato due mezzi di sensibilizzazione e “formazione specifica, teorica e pratica” dei recettori: “Si favoriscano e si moltiplichino [...] nelle scuole cattoliche d’ogni grado, nei seminari [...] iniziative atte a questo scopo [...]”, e “nell’insegnamento catechetico si esponga e si spieghi la dottrina e la morale cattolica sull’argomento” (Art. 16); e, finalmente, ha ordinato un mezzo di sensibilizzazione permanente di tutti indistintamente i fedeli: la Giornata Mondiale, “nella quale gli stessi vengano istruiti sui loro doveri in questo settore” (Art. 18).

Orbene, in questo decennio, quante di queste scuole o facoltà sono state istituite o potenziate? Quante sono le università ecclesiastiche, i seminari, le scuole di ogni grado – sì: dalle elementari alle superiori – in cui quest’insegnamento sia stato inserito come ordinario? E, se vi è stato inserito, troppo spesso non viene forse impartito quasi esclusivamente attento agli aspetti tecnico-formali-estetici: necessari, senza dubbio, ma non certo sufficienti a formare, secondo lo slogan di Pio XII, "coscienze e competenze”; insomma: promotori e recettori quali, in armonia con tutto il Magistero antecedente ed ultimo, l’Inter mirifica li vuole? – A quanto ne conosciamo, una ricerca statistica in proposito forse non fornirebbe dati troppo confortevoli.

E dati certo non più confortevoli riserverebbe un’inchiesta sull’insegnamento catechistico. Il recente (11 aprile 1971) Direttorio Catechistico Generale, emanato dalla S. Congregazione del Clero, non manca di indicazioni in proposito, echi, del resto, dell’Inter mirifica2:

“Questi strumenti agiscono con grandissima efficacia nella vita dei fedeli, sia per ciò che insegnano, sia per la mentalità e il comportamento che favoriscono in essi. Occorre quindi tenerne conto con diligente ed adeguata attenzione.
”[...]. Una volta le opinioni erronee e gli errori circa la fede e la morale cristiana toccavano, al più, ristretti gruppi di persone e, più che non oggi, si limitavano agli ambienti intellettuali. Oggi invece [...] gli strumenti della comunicazione sociale fanno sì che siffatte opinioni circolino con maggiore rapidità ed esercitino un influsso ogni giorno più ampio sui fedeli, specialmente sui giovani, che subiscono più gravi crisi [...]: situazione di fatto che richiede adeguati rimedi pastorali.
”[...] il rinnovamento catechistico dovrà avvalersi dell’apporto delle scienze sacre [...], come pure degli strumenti [...] di comunicazione sociale. La catechesi deve far suoi i quesiti nuovi che si pongono gli uomini del nostro tempo. Per esempio, oggi si dà molta importanza alle questioni che riguardano le relazioni sociali [...]. Questo sforzo di rinnovamento, nel quale l’uomo manifesta chiaramente le sue responsabilità ed i suoi limiti, non può essere ignorato dalla catechesi.
”È pure compito della catechesi educare i cristiani a discernere la natura e il valore di ciò che viene proposto dai mass media. Ma è evidente che ciò presuppone una conoscenza delle caratteristiche tecniche-espressive di questi strumenti”.

Ma si tratta di indicazioni vaghe, alle quali, che si sappia, sul piano catechistico pratico, in questo decennio, ha fatto riscontro solo qualche iniziativa da parte della Pontificia Commissione3. Non molto meglio sono andate le cose per la Giornata Mondiale. Ancora una volta, da parte della Santa Sede – a cominciare, come s’è visto, da Paolo VI – impegno ed iniziative non potevano essere più tempestive4. Ma la risposta degli Episcopati, per quanto nel complesso volenterosa, non è stata sempre adeguata; da parte poi delle Chiese locali – parrocchia, comunità... – troppo spesso è stata scarsa o nulla. In molti luoghi la Giornata non è stata né celebrata né ricordata; o è stata sbrigata con poche parole di circostanza all’omelia o nella Preghiera dei fedeli: inidonee a quella sensibilizzazione ed a quella presa di coscienza del Popolo di Dio che è il suo scopo primario.

Passando a trattare dell’attività più propriamente pastorale con e nei mass media, il Decreto prescriveva (Art. 13):

“Tutti i figli della Chiesa, in unità d’intenti e di azione, si sforzino perché gli strumenti della comunicazione sociale, senza indugio e col massimo impegno possibile, [...] vengano efficacemente adoperati nelle molteplici forme di apostolato, prevenendo le iniziative nocive, specialmente in quei paesi dove lo sviluppo morale e religioso richiede più urgentemente la loro opera. Perciò i Sacri Pastori siano solleciti nell’assolvere in questo campo il loro compito strettamente connesso col loro dovere ordinario della predicazione...”.

Ed affinché quest’attività pastorale non si vanificasse in iniziative dispersive e dannosamente concorrenziali, ma si potenziasse, appunto, “per unità d’intenti e di azione”, lo stesso Decreto fissava quadri istituzionali con competenze specifiche e mezzi adeguati.

Nel decennio, risultati buoni ed ottimi in questo capitolo non sono mancati. Al Centro, la Pontificia Commissione, ristrutturata nella fisionomia e nelle competenze, ha acquistato respiro e dinamismo nuovi ed innovatori. Tutte, si può dire, le Conferenze Episcopali si sono date un Ufficio, o almeno un Addetto, per i mass media. Si sono andati via via creando o potenziando gli Uffici Nazionali. Le tre Organizzazioni Internazionali Cattoliche: UCIP, OCIC, UNDA – che in armonia con le norme fissate dal Direttorio del Consilium de Laicis – hanno rinnovato i propri Statuti5, sì da rendere più efficiente la propria presenza, oltre che nell’àmbito ecclesiale, anche nei rapporti con altri cristiani, con credenti di altre religioni, con non credenti, nonché con le grandi Organizzazioni Internazionali “neutre” (UNESCO...). Ma non sono mancate deficienze. anche vistose. Tale, per esempio, nella maggior parte delle istituzioni la cronica carenza di mezzi economici e la conseguente difficoltà di disporre del necessario personale qualificato; tale un mancato generale coordinamento nel pullulare di iniziatiche “cattoliche” o di cattolici, le quali perciò, prima o dopo, si rivelano doppioni dannosi, oppure superflue rispetto a settori essenziali che restano scoperti, o economicamente fallimentari o, che è peggio, di dubbia autenticità culturale e cristiana.

Altre due lacune, ben maggiori, riguardano: l’una l’uso “senza alcun indugio e col massimo impegno” dei mass media in funzione di apostolato, prescritto dall’Inter mirifica; l’altra l’adeguamento di tutta la pastorale in un mondo psicologicamente e socialmente condizionato dalla massiccia presenza degli stessi: adeguamento prospettato in una delle prime proposte di Schema conciliare e, purtroppo, non passato nel Decreto.

Limitandoci, qui, alla prima, si direbbe che non esiste ancora una mentalità nuova in proposito; che nella stragrande maggioranza del clero, a tutti i livelli, i mass media restino ancora realtà estranee, o del tutto marginali, rispetto al “dovere ordinario della predicazione”; anzi, troppi ancora del clero ne diffidano, e c’è chi - contro tutto il Magistero ordinario e solenne della Chiesa – in riviste di teologia sostiene la loro radicale inidoneità a servire di veicoli dell’annuncio evangelico, “in quanto forme di socialità diametralmente opposte ai più fondamentali valori cristiani”6. Di qui il perdurare di condotte pastorali anacronistiche. Si sollecitano e si ottengono ingenti mezzi finanziari per costruire chiese ed altre fabbriche, spesso lussuose e magari deserte, ma non avviene altrettanto quando si tratta di giornali, di stazioni radio, di programmi televisivi; si privilegiano iniziative – per esempio, scuole – utili, certo e, almeno in certi luoghi, necessarie, ma non quanto, soprattutto nel Terzo Mondo, lo sono questi strumenti; si è lodevolmente pronti a sfamare bocche ed a curare malanni fisici, ma restii a soccorrere altre necessità “che riguardano più direttamente lo spirito dell’uomo” (Art. 1): la sua fame di verità, la sua aspettazione della Buona Novella...

Per un consultivo migliore

A nostro avviso, questo stato di cose è dipeso soprattutto da una mancata tempestiva programmazione della pastorale dei mass media ai livelli nazionali e diocesani. Questa programmazione doveva mettere al primo posto assoluto la sensibilizzazione e formazione specifica del clero e dei religiosi ai problemi culturali, sociali, morali e pastorali dei mass media: testo-base l’Inter mirifica.

Di fatto, una mezza dozzina di Episcopati ne hanno avvertita la necessità, e vi hanno provveduto frequentando corsi (più o meno) appropriati: ma gli altri? “Tre giorni” e “Settimane” si sono tenute qua e là nel mondo per sacerdoti e religiosi: troppo poche rispetto a quante se ne potevano e dovevano indire per tutti gli operatori della pastorale; e, in ogni caso, risulta che raramente il Decreto conciliare vi è stato studiato e spiegato come conveniva a quelli che dovevano esserne i naturali divulgatori, ed i più convinti promotori della sua attuazione da parte di tutto il Popolo di Dio. Non resta che augurarci che ciò si faccia almeno... nel secondo Decennio dell’Inter mirifica. Il suo bilancio si chiuderà con un attivo anche migliore.

* Cfr A dieci anni dalla promulgazione dell’Inter mirifica, Civ. Catt. 1974, I, 9-20.

1 Cfr Segreteria di Stato, Lettera a don Francesco Angelicchio (31 gennaio 1964), n. 5; Paolo IV, Motu proprio «In fructibus multis» (2 aprile 1964), n. 4; Discorso all’Associazione Cattolica Esercenti Cinema (7 luglio 1964), n. 3; Lettera apostolica «Sabaudiae gemma» (29 gennaio 1967) n. 32.

2 Cfr Congregazione per il Clero, Direttorio Catechistico Generale (11 aprile 1971) nn. 2, 5, 9, 123.

3 Da segnalare, tra le più recenti, i tre Schemi catechistici per diversi livelli, elaborati in occasione della VII Giornata Mondiale sul tema La promozione dei valori spirituali (cfr Messaggio "Le comunicazioni sociali e l’affermazione e promozione dei valori spirituali”). Con tutta probabilità essi troveranno posto nel Bollettino d’informazione della stessa Commissione, per l’anno 1973.

Sulla non brillante situazione in Italia, cfr Gli strumenti della comunicazione sociale nella catechesi in Italia, dissertazione di licenza del paolino DOMENICO SPOLETINI-NERA, presso la facoltà di teologia dell’Università del Laterano.

4 In occasione della Prima Giornata, il 14 giugno 1966 la Commissione inviava a tutte le Conferenze Episcopali la dettagliata Istruzione Prompta et fidelis (cfr Lettera sulla Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali). Poi, in tutte le seguenti, la stessa ha provveduto la Preghiera dei fedeli, indicazioni riguardanti la Liturgia della parola ed ampio materiale informativo, in parte riportato nelle relative annate del cit. Bollettino d’informazione.

5 Cfr: Statuto dell’OCICStatuto dell’UNDAApprovazione dello Statuto dell’Union Catholique Internationale de la Presse.

6 SALVATORE DIAZ, Mass Media e Annuncio Evangelico, in Rassegna di teologia, 1973, n. 4, 252 ss.

In argomento

Massmedia

n. 3405, vol. II (1992), pp. 260-268
n. 3351, vol. I (1990), pp. 260- 269
n. 3310, vol. II (1988), pp. 351-363
n. 3218, vol. III (1984), pp. 144-151
n. 3200, vol. IV (1983), pp. 158-164
n. 3202, vol. IV (1983), pp. 362-368
n. 3195-3196, vol. III (1983), pp. 209-222
n. 3188, vol. II (1983), pp. 154-161
n. 3191, vol. II (1983), pp. 463-467
n. 3179, vol. IV (1982), pp. 464-467
n. 3141, vol. II (1981), pp. 222-237
n. 3088, vol. I (1979), pp. 351-359
n. 3075-3076, vol. III (1978), pp. 223-238
n. 3072, vol. II (1978), pp. 566-573
n. 3062, vol. I (1978), pp. 151-159
n. 3058, vol. IV (1977), pp. 349-362
n. 3055, vol. IV (1977), pp. 45-53
n. 3045, vol. II (1977), pp. 260-272
n. 3034, vol. IV (1976), pp. 336-351
n. 3036, vol. IV (1976), pp. 580-587
n. 3022, vol. II (1976), pp. 323-336
n. 3013, vol. I (1976), pp. 20-36
n. 2990, vol. I (1975), pp. 144-157
n. 2983, vol. IV (1974), pp. 36-48
n. 2973, vol. II (1974), pp. 250-256
n. 2967, vol. I (1974), pp. 258-263
n. 2961, vol. IV (1973), pp. 258-263
n. 2942, vol. I (1973), pp. 144-150
n. 2927, vol. II (1972), pp. 451-456
n. 2911, vol. IV (1971), pp. 39-48
n. 2913, vol. IV (1971), pp. 235-253
n. 2882, vol. III (1970), pp. 154-160
n. 2870, vol. I (1970), pp. 155-160
n. 2859-2860, vol. III (1969), pp. 219-230
n. 2739, vol. III (1964), pp. 246-254
n. 2729, vol. I (1964), pp. 422-435
n. 2702-2704, vol. I (1963), pp. 105-118, 313-325
n. 2636, vol. II (1960), pp. 124-39
n. 2612, vol. II (1959), pp. 113-124
n. 2548, vol. III (1956), pp. 400-408