Articolo estratto dal volume IV del 1961 pubblicato su Google Libri.
Il testo è stato corretto dai refusi di stampa e formattato in modo uniforme con gli altri documenti dell’archivio.
I riferimenti ai documenti del magistero pontificio sono stati resi interattivi e portano al sito del progetto “Chiesa e Comunicazione”, la biblioteca digitale online che prosegue l’attività iniziata da p. Baragli con le opere Cinema cattolico: documenti della Santa Sede sul cinema e Comunicazione Comunione e Chiesa.
Affermando di una pubblicazione che essa viene finalmente a colmare una lacuna si cade in una frase fatta; ma non è una ragione per non usarla quando l’affermazione risponde a verità. E questo è il caso dell’eccellente Enciclopedia dello Spettacolo, giunta, ormai, dal 1954, al settimo volume1.
Infatti, sebbene lo spettacolo – in particolare il teatro – confonda le sue origini con quelle dell’uomo, quindi raccolga e documenti, si può dire senza soluzione di continuità, ogni sviluppo del pensiero umano ed ogni suo ritrovato tecnico, registri e diffonda, soprattutto da qualche decennio, i problemi morali che più angustiano l’umanità associata, è un fatto che, sino ad oggi, nessuno ancora aveva raccolto in un corpus universale quanto riguarda lo spettacolo. Abbondano storie, trattati ed enciclopedie limitate all’una o all’altra forma di spettacolo – per esempio quella del d’Amico sul teatro, quella del Thétard per il circo, quella del Sadoul per il cinema... –, oppure limitate all’uno o all’altro aspetto o elemento di esso – quali L’attore, del Calendoli (Civ. Catt. 1960, II, 504), la Bibliography of costume, del Meyer, e La musica nel film, di Manvell-Huntley (Cit. Catt. 1960, II, 384)... –; e quasi non si contano le monografie, i saggi, anche recenti, su autori, attori, argomenti e fonti letterarie, luoghi, periodi storici, correnti filosofiche religiose o politiche, tecnica e gergo... relativi allo spettacolo; ma di enciclopedie totali, appena qualche tentativo, che i decenni intercorsi dalla loro pubblicazione hanno presto reso venerandi e poco utili fondi di biblioteche. Tali, per esempio, l’Allgemeines Theater-Lexikon..., del Düringer (1841); e lo stesso diligente Oxford Companion to the Theater, dell’Hartnoll (1951), ignora il cinema e la televisione, vale a dire la parte maggiore e più significativa dello spettacolo odierno.
Questa Enciclopedia, invece, «tratta dello spettacolo presso tutti i popoli, dalla più remota antichità ai giorni nostri, in tutti i suoi aspetti: artistico, sociale, giuridico, economico ecc.»; e poiché per spettacolo i suoi compilatori intendono «ogni rappresentazione che si svolga dinanzi a un pubblico con la coscienza di attuare una finzione, sono oggetto dell’Enciclopedia: il teatro drammatico e musicale, in tutte le loro forme (dramma, opera, operetta, danza, balletto, varietà, rivista, teatro di fantocci); cinema e televisione; il circo equestre»; esclusi soltanto «i concerti musicali, le manifestazioni agonistiche e sportive, i riti e le parate civili e religiose, se non in quanto abbiano relazione con lo spettacolo nel senso sopra riferito» (I, XVII).
In maneggevoli volumi in quarto, contenenti ognuno dalle 1500 alle 1700 colonne, la materia si va articolando in ben 30.000 voci circa, disposte in ordine alfabetico.
Esse sono intitolate: 1) a persone: autori drammatici, compositori, registi, coreografi, librettisti, scenaristi, maestri concertatori e direttori di orchestra, scenografi, costumisti, marionettisti, cartonisti, attori, cantanti, danzatori, ballerini, artisti del circo e varietà, chansonniers, operatori cinematografici e direttori della fotografia, impresari e mecenati, produttori cinematografici, direttori teatrali, critici, storici, teorici, trattatisti, inventori (contrariamente all’uso prevalente di lessici e di enciclopedie, soprattutto italiane, dando ampio spazio ai contemporanei, così proponendosi di fornire la documentazione più larga possibile dello spettacolo del nostro tempo); 2) a ciascuno dei generi dello spettacolo, a ciascun ruolo, ai principali tipi e maschere; 3) a ciascuna delle attività, arti, tecniche, discipline, istituti giuridici, che abbiano comunque attinenza con lo spettacolo, e inoltre a loro aspetti, parti, oggetti e strumenti; 4) a ciascuna delle nazioni, o gruppi etnico-linguistici in cui siano fiorite forme di spettacolo; 5) a ciascuna delle città; che abbiano avuta una vita teatrale di qualche rilievo (ivi).
Come si vede da questa enumerazione, nel suo criterio di completezza l’Enciclopedia offre al lettore la possibilità di accedere ad una stessa materia sia mediante esposizioni sintetiche (cfr, per esempio, le voci Commedia, Attore, Italia, Gesuitico, Scenotecnica, ...), sia mediante esposizioni analitiche (cfr, per esempio, rispetto alle precedenti, le voci Canovaccio e De Filippo, Kean e Linder, Bari e Commedia dell’arte, Avancino e Bettinelli, Tiro e Graticcia, ...). Allo stesso criterio di completezza si armonizza la ricchezza dei dati e delle notizie nelle singole voci.
Quelle sulle persone, per esempio, contengono sempre cenni biografici ed una notizia il più possibile particolareggiata sull’attività nel campo dello spettacolo; gran parte di esse contiene anche una collocazione storica, spesso ricavata dalla precedente critica e storiografia. Le altre voci hanno generalmente contenuto storico: talora con spiccato carattere storico-critico, come ad esempio le voci di nazioni; talora con prevalente aspetto di cronistoria, come le voci di città (che offrono un panorama degli spettacoli dati nelle varie epoche, le caratteristiche di edifici teatrali, istituzioni, compagnie, ecc.), o come le voci relative a certe fonti di storia dello spettacolo (almanacchi e annuari, periodici. raccolte) che hanno aspetto di repertorio (ivi).
Infine è da rilevare la ricchezza inconsueta delle filmografie e soprattutto delle bibliografie, estese anche ad articoli e saggi della stampa periodica2.
Soltanto una prolungata consultazione di questa Enciclopedia ci fornirà argomenti sufficienti per giudicare se pari a quello della quantità siano i suoi pregi di qualità scientifica e culturale. Ma già la scorsa che vi abbiamo dato ce ne ha fornito favorevolissimi indizi, fondati, oltre che sulla lettura di qualche centinaio di voci-chiave, sul numero e qualificazione dei direttori, redattori e consulenti, sia generali sia di sezione, come pure degli esperti che secondo le proprie specializzazioni hanno collaborato allo schedario, e delle centinaia di privati e di enti pubblici specializzati che hanno fornito materiale informativo ed illustrativo, spesso permettendo la più ampia consultazione dei foro schedari, biblioteche e raccolte.
Tra i tanti benemeriti di quest’opera, che onora la cultura e l’editoria italiana, è doveroso ricordare sopra tutti il compianto Silvio d’Amico, per iniziativa del quale, in unione con l’avvocato Carlo Minù, l’Enciclopedia dello Spettacolo nacque nel non lontano 1944.
In Roma liberata da poco – si precisa nella Presentazione – e ancora impedita di comunicare, nonché con l’estero, con mezza Italia tuttavia occupata dal nemico, era stata concepita in un’ora che le scarse attività dello spettacolo parevano rendere propizia a gettare piuttosto uno sguardo sul passato: tanto da derivarne una pubblicazione, in pochi volumi di carattere divulgativo, circa le persone e le cose relative al dramma, alla lirica, alla danza, al cinema. Al che si era pensato potesse bastare l’attività, da esaurirsi in qualche anno, di alcuni specialisti: non più di qualche decina e quasi tutti italiani, anche per le materie riguardanti i paesi stranieri. Ma col progredire del lavoro – continua lo stesso D’Amico – dovemmo rivedere i nostri calcoli... Una via di mezzo non era possibile. Una volta usciti dalla prima soluzione, ogni arresto a metà strada era arbitrario. Bisognava scegliere tra il volume unico e i molti volumi, tra il dizionario divulgativo e l’enciclopedia vera e propria, che svolgesse la materia da ogni punto di vista, mobilitando tutte le energie possibili, studiosi e istituti e biblioteche di tutto il mondo. Pertanto, nel 1949, la struttura dell’Enciclopedia fu rifatta su nuove basi...
Purtroppo però l’animoso progettista poté vedere soltanto il primo volume della sua opera, ché la morte lo chiamava al premio eterno – come abbiamo fondata ragione di credere, avendolo conosciuto come ottimo cattolico – il 1° aprile 1955. La portata della sua presenza anche nei volumi successivi viene precisata in questi termini significativi in testa al secondo di essi:
Egli ci lascia il piano di lavoro che, lungamente elaborato insieme con i direttori di sezione e i redattori, sia nello schedario, sia nel criterio di stesura delle voci, sia nella scelta dei collaboratori, è già sperimentato nella realizzazione di circa un terzo dell’opera. Nel nome di Silvio d’Amico, che rimarrà al suo luogo in fronte ad ogni volume dell’Enciclopedia3, i direttori di sezione e i redattori condurranno a termine l’opera, impegnandosi a mantenere l’unità d’indirizzo ch’egli le aveva impresso, come la libertà di espressione ch’egli le aveva garantito.
Stando a quanto ci consta, questo doppio impegno è stato sostanzialmente mantenuto, di maniera che si sono assicurati all’opera, nel suo insieme, due pregi di non piccolo conto. Di che i dovuti meriti vanno riconosciuti anche alla munifica editrice Le Maschere.
* * *
Tutto, dunque, è perfetto in questa Enciclopedia? – Noi non osiamo affermarlo, né crediamo lo pretendano quelli che le hanno dato il loro, pur diligentissimo, contributo. A parte i punti di vista che possono trovarsi, diversissimi, tra i lettori, relativi alle differenti loro competenze, simpatie, sensibilità ed ideologie, in tanta mole di pozioni, di notizie, di dati e di giudizi è umanamente impossibile non incorrere così in qualche ridondanza come in qualche dimenticanza o, come minimo. in disarmonie e in refusi (per quanto, ad onore dei diligentissimi redattori, dobbiamo riconoscere che questi ultimi ci sembrano esemplarmente rari)4. Perciò non insistiamo più che tanto su siffatte mende, trattandosi di particolari che non inficiano minimamente la sostanziale validità dell’opera. Un rilievo, invece, crediamo conveniente fare circa l’aspetto religioso e morale di essa, non per criticarla ma per dichiararcene abbastanza sodisfatti. Nella dotazione di illustrazioni che riempiono da capo a fondo i suoi volumi, appena due o tre ne abbiamo trovate che ci permettiamo di ritenere meno opportune per la loro inutile immodestia; sui rapporti tra spettacolo e morale equilibratissime cose ha scritto lo stesso Silvio d’Amico sotto la voce Bossuet, e più ampiamente sotto Morale e teatro5 e documentatamente obiettive ci sono sembrate le colonne consacrate a Concina, Maffei e al Teatro gesuitico (però con qualche stonatura a proposito della Boemia), a differenza, per esempio, del significativo silenzio che su di esso conserva la recente Storia del teatro del Moussinac (Civ. Catt. 1961, IV, 185). Altre stonature abbiamo notate qua e là dove noti collaboratori italiani «laici» non sono sempre riusciti a smorzare la polemica ideologica o religiosa in una serena obiettività scientifica. Valgano, come esempio, certe sfasature nella voce Censura e sulle sue «vessazioni» (III, 962), il giudizio malevolo sul Production Code e l’insistere sulle «leghe puritane» di D.T. (VIII, 882), che, in proposito, si documenta niente di meno che in G.C.C. (il quale, in argomento di ex preti, non si sa perché, non attende altro che «folgorazioni»: VI, 765). Così pure qua e là affiorano gratuiti luoghi comuni creati dalla polemica marxista o laicista, quali, per esempio, quelli del «conformismo» e della «resistenza», come si può vedere sotto le voci Circoli del cinema (III, 892) e Cinema (VIII, 819) del Cosulich e del Sadoul, ed anche sotto l’esponente Neo realismo, al contenuto del quale preferiamo quanto sullo stesso argomento scrive F.S. sotto la voce Italia (VI, 692-693).
Poche ombre che ci auguriamo svaniscano nei volumi che ancora si attendono. Siamo convinti che la più scrupolosa ed equilibrata oggettività scientifica sarà il pregio che più raccomanderà agli studiosi ed agli specialisti di tutto il mondo, come pure al gran pubblico, questo già sì prezioso ed originale frutto della cultura, del buongusto e della tecnica italiani.
1 ENCICLOPEDIA DELLO SPETTACOLO. Roma, Casa editrice Le Maschere, 1954-1960, in-4º: A-Perg. L. 20.000 al volume.
2 Spesso le voci sono corredate da tale ampiezza di trattazione, di documentazione e di apparato bibliografico, da assumere l’importanza di vere e proprie monografie a sé stanti. Sotto questo aspetto ricordiamo come esemplari, tra le altre, le voci: Acustica, Alfieri, All’aperto, Anfiteatro, Aristotele, Attore, Balletto, Canto, Carnevale; Commedia, Cinema e Cinematografo, Compagnia, Costume, Drammaturgia. Espressionismo, Farsa, Francia e Parigi, Italia, Germania e Austria, Firenze, Grecia...
3 In realtà, fino al quarto volume, SiIvio d’Amico vi compare come Direttore; dal quinto in poi l’Enciclopedia viene detta «Fondata da SiIvio d’Amico», ed al posto del Direttore figura, come Redattore capo, Francesco Savio.
4 Tra questi ultimi rileviamo un Modrone, invece di Moudrone, nella bibliografia sotto la voce SiIvio d’Amico. Tra le ridondanze riteniamo che si possano contare alcuni termini di gergo teatrale, molte voci di tecnica cinematografica ed alcuni esponenti di carattere giuridico, che forse sarebbe stato sufficiente rimandare a voci più generali, o addirittura tralasciare, dato il loro interesse particolare e caduco; così pure molti rimandi bibliografici del tutto superflui, sia per la povertà delle notizie che provvedono rispetto a quelle fornite dalla stessa Enciclopedia, sia per la insufficiente garanzia scientifica di alcune riviste citate. A questo proposito riteniamo che l’Enciclopedia ci avrebbe guadagnato supplendo molte bibliografie farraginose con pochi titoli essenziali, desunti, quando occorresse, anche da riviste non specializzate, che invece sono troppo spesso ignorate.
E già che siamo passati alle lacune, ne rileviamo altre, sorprese nel cercare qua e là a caso nomi di persone e di cose, che, salvo sviste, non abbiamo trovati. Mancano, per esempio, tra gli esponenti i nomi anagrafici corrispondenti agli pseudonimi ed ai nomi d’arte; vero è che le Avvertenze promettono di ovviare nell’Indice dei nomi in Appendice. Tra i collaboratori del sesto volume manca la sigla di E. Ragni. Inoltre mancano alcuni dati correnti: per esempio gli anni di nascita dell’Ambrosio, dell’Antamoro, dell’Eisner-Lotte...; mancano infine parecchie voci che, supponiamo, molti lettori avrebbero gradito di trovare: per esempio, quelle degli attori Claude Laydu, Marta Mansfield, Cretinetti (Deeds o E. Velotti?); dei registi Kon lchikava, Kenij Mizoguchi, Giovanni Paolucci, Francesco Maselli, Laura Mazzetti, Fratelli Pagot; dei saggisti francesi Jean Mitry, Henri Agel, Amédée Ayfre, Edgard Morin; di Cohen-Séat iniziatore della filmologia, di Mary Field, benemerita per il cinema della gioventù, di Francis Scott Fitzgerald, soggettista e sceneggiatore, di Félix Morlion, iniziatore dei Cineforum, di Daniel Lord, autore di molte commedie e pars magna nella nascita della Legion of Decency americana; mancano gli esponenti Cineforum, Lukács, Old Vie, Neue Sachlichkeit, Die Brucke, Actor’s Studio, Bianco e Nero, ecc. e, naturalmente, tutti quelli di enti e di istituti, eccezion fatta per l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, ecc.
Tra le inesattezze notiamo un Auditorium Pio dato come situato nella Città del Vaticano (I, tav. XV), un fratel Pozzo dato come Padre Pozzo (V, 1161), qualche incertezza alla voce Hays, e il saggio economico del Bächlin inserito nelle storie generali del cinema (III, 824).
5 Manca, purtroppo, una trattazione parallela circa la morale ed il cinema, sulla quale, molto più che sul teatro, abbondano i documenti pontifici.