NOTE
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1 Ci è parso particolarmente sgraziato sotto questo aspetto l’intervento-fiume di L. Miccichè; al quale molto gioverebbe, se ancora non l’avesse fatta, una lettura intera del Vangelo. Eviterebbe così di proporre, a cattolici che detto Vangelo conoscono bene, un, per lui comodo, Cristo «tutto rivoluzionario», e non anche rispettoso della Legge «sino all’ultimo iota». Sulla serietà polemica dello stesso cfr R. LAPORTA, Da «Testa di rapa» al film per ragazzi, in Il Ponte, 30 giugno 1967, pp. 787-798.

2 Sotto questo aspetto, più che eccellenti sono state le relazioni del prof. E. LAURA: Diritto alla libertà e condizionamento delle strutture; e del prof. A. PESCE: Libertà e tutela dei minori.

3 Assegnato quest’anno al buon film inglese di Fred ZINNEMANN: A man for all seasons (Un uomo per tutte le stagioni), decorato con sei Oscar e presentato con grande successo al festival di Mosca – 1967.

4 Cfr E. BARAGLI, «Un cinema per l’uomo» in Civ. Catt. 1966, IV, 264.

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Articolo estratto dal volume IV del 1967 pubblicato su Google Libri.

Il testo è stato corretto dai refusi di stampa e formattato in modo uniforme con gli altri documenti dell’archivio.

I riferimenti ai documenti del magistero pontificio sono stati resi interattivi e portano al sito del progetto “Chiesa e Comunicazione”, la biblioteca digitale online che prosegue l’attività iniziata da p. Baragli con le opere Cinema cattolico: documenti della Santa Sede sul cinema e Comunicazione Comunione e Chiesa.

ARTICOLO SU

La Terza «Settimana cinematografica dei cattolici», promossa dall’Ufficio nazionale dello Spettacolo, col patrocinio della Commissione Italiana per le Comunicazioni sociali, si è svolta presso la Cittadella di Assisi dal 18 al 24 settembre. Tema generale: Cinema e libertà; presidente il prof. Mario Apollonio, direttore della Scuola superiore delle Comunicazioni sociali di Bergamo; moderatore e direttore dei dibattiti il prof. Renato May, segretario permanente delle Settimane. Riservandoci di tornare sul contenuto della Settimana quando ne usciranno gli Atti – vogliamo sperare, integrali, cioè anche con le battute meno... «post-conciliari» –, ci soffermiamo per ora, ovviamente a titolo del tutto personale, sugli aspetti organizzativi e di conduzione, fiduciosi di contribuire, così, a migliorare funzionamento e resa culturale-pastorale delle Settimane future.

* * *

Dato doverosamente atto del perfetto, funzionamento, diciamo cosi, logistico della Settimana, merito del Comitato organizzatore dell’Ente dello Spettacolo, della Consulta dello stesso e di quanti hanno collaborato nel non semplice compito, tra i quali la Pro Civitate Christiana, resta il problema di assicurare un rendimento proporzionato a tanto e tale dispiegamento di uomini, di mezzi e di zelo.

A questo proposito affiora un primo dubbio, circa la periodicità annuale di settimane soltanto cinematografiche. Infatti, da parte degli uomini del cinema, contesi tra altre numerose simili iniziative e da impegni imprescindibili di lavoro, è impresa ardua riservare ogni anno ad Assisi sette interi giorni. Anche di qui, forse, certe vistose assenze; ma anche molte «opportune» fugaci apparizioni di «personaggi», sostanzialmente prive di profitto sia per chi le compie sia per chi le subisce.

Inoltre, questo richiamare ogni anno sul cinema un’attenzione nazionale dei cattolici, non finisce con l’assegnare a questo strumento un rilievo eccessivo rispetto all’insieme della realtà sociale – culturale religiosa – di cui fa parte? E, dopo le prime edizioni, non si rischia di scadere, da incontri vitali e su questioni di fondo, a tornate accademiche e su questioni marginali? Non sarebbe, dunque, preferibile sulla traccia unitaria felicemente segnata dall’Inter mirifica, che un unitario organismo nazionale cattolico, incaricato di promuovere l’intero complesso degli strumenti della comunicazione sociale, avvicendasse queste utilissime assise, alternando ai problemi del cinema quelli, poniamo, un anno della stampa, un altr’anno della televisione?

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Le Settimane si articolano in tre giornate di studio, impostate su altrettante relazioni basilari; più una giornata su cinema e gioventù; più due giornate di tavole rotonde.

Ben vengano queste ultime, come occasione ed esercizio di dialogo tra cattolici e non cattolici. Tuttavia, dato il fine che si propongono e la maniera in cui s’imbastiscono e vengono condotte, che esse siano proprio al loro posto in «Settimane di cattolici», ed, anzi, che debbano rappresentarne quasi le conclusioni finali, almeno alla luce delle tre esperienze concluse, proprio non si direbbe. Infatti, i «compagni» – guarda caso: si tratta quasi sempre di marxisti! – si presentano agguerriti ed aggressivi, contro la «educata» presenza dei cattolici, forse paghi delle verità esposte ed acquisite nelle relazioni e nei dibattiti dei primi tre giorni: relazioni e dibattiti di buon livello universitario, ai quali i primi, per lo più giornalisti e «uomini di mestiere», di solito non assistono; né vi assistono molti del pubblico, simpatizzanti degli stessi, i quali, per l’appunto, si presentano soltanto al torneo finale. Così il dialogo scade dall’illuminante confronto di fatti controllati e di verità indagate ed esposte con rigore scientifico, a giostra di dati «sollecitati» ed incontrollabili, di illazioni e di contestazioni ideologico-politiche1; dove le ragioni più convincenti finiscono con l’essere gli applausi della claque; e quel che doveva essere un vicendevole illuminante confronto su piano di verità e di azione civile, finisce col diventare confusionaria disdocenza a danno del pubblico cattolico.

Quest’inconveniente, mi pare, non si lamenterebbe se le tavole rotonde si svolgessero tra competenti e non alla presenza di pubblico impreparato, e se un male inteso senso di ospitalità non assicurasse solo ad una parte il vantaggio di molto parlare ed attaccare e di poco sentire ed imparare.

* * *

Le Settimane di Assisi si qualificano come «cinematografiche» e «dei cattolici». Riteniamo che abbiano tutto da guadagnare se si atterranno rigorosamente a questa loro duplice «ragione sociale». Ora, perché restino veramente cinematografiche non basta che il cinema vi figuri da sfondo generico, al quale vagamente riferirsi; occorre che dirigenza, docenza ed interventi lo respirino per lunghe e maturate esperienze cinematografiche e filmiche2. Vi prestino, perciò, graditissimi, la loro opera luminari di teologia e di morale, docenti di filosofia e di drammaturgia, studiosi di psicologia, di sociologia e di altre nobilissime discipline, purché non restino nell’astratto dei puri principi e della speculazione siderale, ma, nella esemplificazione e nella forma mentis, mostrino di partire e di ritornare sempre al contingente quotidiano, possibilmente esprimendosi come chi vuol comunicare con comuni mortali, e non in termini culti e nei preziosi periodari di chi gode sentirsi.

Perché poi, le Settimane restino veramente «dei cattolici» occorrerebbe ridurre al minimo, se proprio fosse impossibile eliminarle del tutto, alcune indulgenze che tendono a conferire ad esse coloriture d’altro genere. Tale, per esempio, certo complessato divismo verso personaggi del giorno non cattolici, quasi forzati, riluttanti ed impreparati, a prendere la parola, centellinata, invece, ad altri, preparati e cattolici, che l’avevano chiesta. Tale, ancora, certa incoerenza, che, per esempio, fa accettare, sì, il discorso di fondo sulla libertà impostata su certezze teologiche e sulle più ampie visuali filosofiche, ma che poi lo dimentica, e conduce avanti il discorso quasi che l’unica libertà da tutelare sia quella solipsistica dell’artista «che si esprime», e non anche, e prima di tutto, quella di tutti gli uomini, che hanno diritto di restare integralmente tali, e di poter attuare, singoli ed associati, quel piano di Provvidenza nel quale ogni esistenza prende un senso. Tale, infine, la troppo vistosa presenza di uomini politici e di governo.

Nulla da eccepire se dei deputati recano ad Assisi la propria testimonianza di cattolici e vi trattano competenze ed interessi cinematografici; anzi, in tanto lamentarsi di mancante coerenza tra professione cattolica ed impegno umano-politico, riteniamo che possa giovare, in sede tanto qualificata, l’esempio di uomini che credono in quel che professano e praticano quello che credono. Tuttavia, c’è modo e modo di farlo. Altro è la prolissa oratoria parlamentare, altra quella della discreta testimonianza dei fatti e delle idee. Francamente, tre comizi in sei giorni sembrano troppi. Rischiano, non foss’altro, di confondere campi di attività distinte, col far sospettare mete politico-elettorali dove, ne siamo sicuri, urgono solo intenti culturali e apostolici.

* * *

Per finire, una parola sulle proiezioni serali dei film candidati al Gran Premio O.C.I.C.3. Quest’anno, come avevamo auspicato4, sono stati proiettati non nell’Auditorium della Cittadella, ma in un cinema pubblico, e soltanto ai settimanalisti. Decisione, ci sembra, opportuna, dato che almeno due di essi rispettavano scarsamente ovvie esigenze di buon gusto e di senso morale.

Soprassedendo sui discutibili criteri seguiti dalle giurie e dagli uffici nazionali, ci pare che se i film venissero introdotti con opportune informazioni, anche con le loro carenze diventerebbero per spettatori intelligenti argomento di fruttuose considerazioni, ed occasione di aperture verso situazioni culturali, sociali e morali molto diverse dalle nostre.

Non vorremmo, con questi nostri rilievi, aver l’aria di giudicare negativo l’esito di questa terza edizione dell’incontro assisiate. Nella sostanza lo giudichiamo senz’altro positivo, come cercheremo di dimostrare quando, come s’è detto, ci sarà dato di presentarne e commentarne gli Atti.

1 Ci è parso particolarmente sgraziato sotto questo aspetto l’intervento-fiume di L. Miccichè; al quale molto gioverebbe, se ancora non l’avesse fatta, una lettura intera del Vangelo. Eviterebbe così di proporre, a cattolici che detto Vangelo conoscono bene, un, per lui comodo, Cristo «tutto rivoluzionario», e non anche rispettoso della Legge «sino all’ultimo iota». Sulla serietà polemica dello stesso cfr R. LAPORTA, Da «Testa di rapa» al film per ragazzi, in Il Ponte, 30 giugno 1967, pp. 787-798.

2 Sotto questo aspetto, più che eccellenti sono state le relazioni del prof. E. LAURA: Diritto alla libertà e condizionamento delle strutture; e del prof. A. PESCE: Libertà e tutela dei minori.

3 Assegnato quest’anno al buon film inglese di Fred ZINNEMANN: A man for all seasons (Un uomo per tutte le stagioni), decorato con sei Oscar e presentato con grande successo al festival di Mosca – 1967.

4 Cfr E. BARAGLI, «Un cinema per l’uomo» in Civ. Catt. 1966, IV, 264.

In argomento

Mostre

n. 2830, vol. II (1968), pp. 358-364
n. 2793, vol. IV (1966), pp. 263-268
vol. IV (1964), pp. 213-226
vol. III (1964), pp. 551-562
n. 2721, vol. IV (1963), pp. 234-247
n. 2691, vol. III (1962), pp. 232-245
n. 2576, vol. IV (1957), pp. 152-166
n. 2570, vol. III (1957), pp. 166-180
n. 2551, vol. IV (1956), pp. 49-62
n. 2528, vol. IV (1955), pp. 148-162
n. 2432, vol. IV (1951), pp. 141-151