Articolo estratto dal volume I del 1974 pubblicato su Google Libri.
Il testo è stato corretto dai refusi di stampa e formattato in modo uniforme con gli altri documenti dell’archivio.
I riferimenti ai documenti del magistero pontificio sono stati resi interattivi e portano al sito del progetto “Chiesa e Comunicazione”, la biblioteca digitale online che prosegue l’attività iniziata da p. Baragli con le opere Cinema cattolico: documenti della Santa Sede sul cinema e Comunicazione Comunione e Chiesa.
Per “segnalazioni cinematografiche” s’intendono i giudizi, essenzialmente morali, che nei singoli Paesi vengono dati sui film dai rispettivi Uffici Cattolici del cinema. I nostri lettori ne conoscono bene l’origine1, e sanno che, anche in campo cattolico, esse non hanno avuto sempre buona stampa; e se ne spiegano le ragioni.
A prescindere, infatti, da quanti, specialmente laicisti, le hanno erroneamente denunciate in blocco come un’intollerabile azione censoria della Chiesa, quando invece esse – a differenza delle norme del soppresso Indice dei libri proibiti – hanno sempre voluto essere niente altro che un servizio d’informazione degli spettatori in funzione di una loro scelta responsabile dei film; sta il fatto che questi, dalle semplicistiche tematiche e funzioni di una volta, parallelamente all’evolversi di una società pluralistica di cui sono anche Io specchio, in questi decenni si sono allargati a problemi ed a funzioni sociali, e sono andati coinvolgendo valori e disvalori molteplici, tanto da renderne sempre più rischioso un giudizio orientativo sintetico ed univoco, rispetto a pubblici culturalmente eterogenei, scarsamente rappresentati dallo “spettatore medio” per necessità pratiche ipotizzato dalle qualifiche. Di qui, in Italia e fuori, le frequenti critiche ad esse, insieme, o di eccessivo rigore o di troppa tolleranza; e di qui anche, per ovviarvi, da parte di molti Uffici, l’oscillare tra due estremi: o di qualifiche tanto più sfumate e digradate quanto più numerose: ma, nella prassi pastorale, piuttosto ingombranti; oppure di qualifiche tanto più sommarie quanto più ridotte di numero: pratiche, sì, ma pastoralmente devianti, soprattutto quando spettatori pigri (e giornalisti frettolosi) si limitino, come troppo spesso è avvenuto, a tener conto soltanto delle sigle, senza leggerne (e riportarne) le relative giustificazioni fornite dagli stessi Uffici.
In Italia l’ultimo esempio di questo oscillare si era avuto nel 1969, quando le categorie, da sei, vennero ridotte a quattro e, sull’esempio di vari altri Paesi, le qualificazioni Tutti, Adulti, Adulti maturi, Adulti con riserva, Sconsigliato, Escluso vennero sostituite con i numeri romani I, II, III e IV2. Ed appena a cinque anni di distanza, in data 25 gennaio 1974, il Consiglio di Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha autorizzato la competente Commissione Nazionale ad adottare nuovi e meno secchi criteri di classificazione.
Le caratteristiche
In queste restano i quattro numeri romani; che però vengono accompagnati da due aggettivi; il primo dei quali esprime la valutazione globale del film, ed il secondo ne specifica la valutazione rispetto alla maggiore o minore facilità di comprensione, o ad altri aspetti.
Gli aggettivi che esprimono la valutazione globale sono:
I. RACCOMANDABILE, per film positivi, di elevato valore formale e ricchi di contenuti etico-culturali;
II. ACCETTABILE, per film positivi, o che non contengano elementi negativi;
III. DISCUTIBILE, per film che non possono essere accettati in tutti i loro aspetti, ma esigono una valutazione critica ed una discussione; i motivi della discutibilità sono espressi nella specificazione;
IV. INACCETTABILE, per film negativi per i contenuti etico-culturali da essi proposti, e/o per la licenziosità del modo con cui vi viene trattata la materia.
Gli aggettivi, invece, che ne specificano la valutazione sono:
- SEMPLICE: significa film di facile comprensione;
- DIFFICILE: significa film che richiede una notevole capacità critica per la sua “lettura” e comprensione;
- REALISTICO: significa film piuttosto verista. L’argomento trattato richiede una certa capacità critica di “lettura” e per la sua comprensione;
- SCABROSO: significa film nel quale le espressioni verbali, le immagini e/o le situazioni comportano riserve morali;
- AMBIGUO: significa film nel quale la tesi e/o i contenuti etico-morali comportano riserve per la loro ambiguità;
- LICENZIOSO: significa film in cui la materia è trattata in modo gravemente sconveniente (osceno, sadico, pornografico, degradante);
- NEGATIVO: significa film in cui i contenuti etico-culturali proposti siano in netto contrasto con la dignità umana e/o pervertitori della coscienza cristiana.
Da notare che le specificazioni 1-3 sono abbinabili soltanto con la valutazione “RACCOMANDABILE” o “ACCETTABILE”; le specificazioni 4 e 5 sono abbinabili soltanto con la valutazione “DISCUTIBILE”; finalmente le specificazioni 6 e 7 sono abbinabili solo con la valutazione “INACCETTABILE”.
A queste sette specificazioni, qualora occorresse determinare meglio la specificità della valutazione globale, potranno seguirne altre, sempre, in ogni caso, assegnate ad uno solo dei tre gruppi – RACCOMANDABILE-ACCETTABILE; DISCUTIBILE; INACCETTABILE –, in modo da evitare qualsiasi confusione e disorientamento. Inoltre, per scoraggiare la presenza del pubblico ai film più scadenti e per orientarla verso quelli migliori, i film di bassa qualità e tecnicamente scadenti verranno indicati col segno – ; quelli di buona qualità e di fattura apprezzabile verranno indicati col segno +; infine verranno particolarmente segnalati i film più pregevoli.
Qualche esempio
Numeri, qualifiche, precisazioni, segni algebrici...: dovrà, dunque, lo spettatore ideale, per scegliere bene tra i film, munirsi di regolo calcolatore e, magari, di calcolatore elettronico? No: le cose sono meno complicate di quanto a prima vista sembrino.
Supponiamo che in una città siano in programmazione questi otto film, già classificati col nuovo criterio: 1) Storie scellerate, di S. Citti; 2) La seduzione, di F. di Leo; 3) Amarcord, di F. Fellini; 4) Pane e cioccolata, di Fr. Brusati; 5) Il sergente Rompiglioni, di P. G. Ferretti; 6) Il figlio di Zorro, di Fr. G. Carrol; 7) Circus Story, di autore che lo spettatore ignora; 8) L’ultima neve di primavera, di R. Del Balzo.
Lo spettatore intelligente e coscienzioso, salvo (se ne ha) motivi professionali o di studio, scarterà i primi due, rispettivamente classificati: IV-INACCETTABILE/negativo, e IV-INACCETTABILE/licenzioso, con le seguenti motivazioni: (per il primo): “Il film appartiene al filone delle storie boccaccesche e si colloca ad uno dei livelli più bassi. Racconta in maniera disgustosa ’storie scellerate’ nel senso deteriore del termine”; (per il secondo): “Drammone passionale, interpretato in chiave psicologica. Alla verbale esaltazione della fedeltà e dell’espiazione si contrappongono crudamente l’ansia della vendetta, un clima torbido ed un insistente esibizionismo”.
Potrà, invece, se provvisto di sufficiente maturità, e sempre che non voglia spendere meglio le 1.600/1.800 lire del biglietto, prendere in considerazione i secondi due, classificati: III-DISCUTIBILE/ambiguo, e III-DISCUTIBILE/scabroso, con le seguenti motivazioni: (per il primo) “Affresco felliniano su uomini e cose in un borgo degli anni ’30. Momenti lirici e partecipazione poetica sono venati da un radicale pessimismo verso l’uomo e la società”; (per il secondo) “Il film analizza e denuncia il dramma degli emigrati, vittime della ingiusta società che li ha costretti a partire e di quella non meno egoista che non li accoglie con rispetto. Il quadro, amaro e velatamente pessimista, è comunque un invito a restare se stessi e lottare per costruire una società più giusta. Presenti purtroppo le ’stonature all’italiana’: immagini e parole fuori posto”.
Vuole egli rifarsi dall’usura della settimana di lavoro, e passare un’ora e mezza godendosi uno spettacolo non impegnativo né, propriamente, eccelso? – Faranno, forse, meglio al suo caso i penultimi due, classificati: II-ACCETTABILE/realistico, e II-ACCETTABILE/scadente, con le motivazioni: (per l’uno) “Commediola imperniata sulle buffe anomalie di un sergente combattuto tra la vita di caserma e la passione musicale. Spettacolo modesto, ma privo di elementi reprensibili”; (e per l’altro) “Film piuttosto sciatto, spesso violento. Campeggia la figura di Riccardo Valverde, dongiovanni avventuroso e apologista delle sue avventure”.
Finalmente, ci vuole portare anche i suoi figliuoli, senza avvilirli in spettacoli di violenza e di malcostume? Farà meglio a scegliere L’ultima neve di primavera, classificato: I-ACCETTABILE/semplice, con la motivazione: “Il film propone e svolge con delicatezza e costruttività il tema dei necessari rapporti affettivi tra padre e figlio”. In quanto a Circus Story: non ne conosce l’autore, e neanche la motivazione della qualifica; ma questa è: I-RACCOMANDABILE/semplice, e reca il segno di qualità:+. Salvo imprevisti (per esempio nei “Prossimamente”), può andare tranquillo.
Valore delle qualifiche
Come s’è detto, in passato si è molto equivocato sul valore normativo delle qualifiche cinematografiche, paventando in esse un intervento censorio e giuridicamente obbligante che, in realtà, nessun documento del Magistero autorizzava. Ogni dubbio e paura dovrebbe essere fugata dai due documenti più recenti ed autorevoli in materia: il decreto conciliare Inter mirifica e la relativa istruzione pastorale Communio et progressio.
Recita il primo, chiaramente rilevando che si tratta di indicazioni atte ad orientare coscienze formate3: “Per bene osservare la legge morale i recettori non trascurino il dovere di informarsi in tempo utile dei giudizi che circa queste materie vengano espressi dalle autorità competenti, e di tenerne quel conto che le norme della retta coscienza indicheranno loro” (Art. 9). E precisa l’Istruzione Pastorale (nn. 170 e 112): “Compito dell’Ufficio Nazionale [...] è curare che i fedeli [...] vengano formati [...] anche mediante quei giudizi sulle produzioni correnti che periti degli stessi Uffici autoritativamente pubblichino affinché i fedeli se ne giovino nelle loro scelte responsabili”; “Gli apprezzamenti ed i giudizi su [...] i film [...] possono riuscire di grande utilità, sia nella formazione umana e cristiana dei recettori, sia come sussidi per le scelte oculate nell’uso degli strumenti, specialmente nelle famiglie. Perciò si dia il massimo peso ai giudizi autorevoli e competenti che, per mandato di vescovi, in molte nazioni vengono dati dagli appositi Uffici, circa l’importanza, l’utilità, la moralità ed il valore cristiano di film”.
Agli studiosi l’appurare se tutti gli elementi di queste nuove qualifiche cinematografiche, comprese le precisazioni ed i segni algebrici, possano e debbano considerarsi “pubblicate autoritativamente” da competenti, in quanto mandatari dei vescovi. Resta nei recettori il dovere di riconoscenza per quanti forniscono loro questo servizio. Approfittandone, oltre ad agire secondo una coscienza illuminata e responsabile, eviteranno di buttar via tempo e soldi in film cretini e triviali, e di dover poi dire, disgustati: “Ma guarda che si deve vedere!”.
1 Cfr La “Legion of Decency” dei cattolici americani, in Civ. Catt. 1961 I 382 ss., 592 ss.; e più ampiamente in E. BARAGLI, Codice Hays-Legion of Decency: due esperienze americane, Roma, Studio Roma della Comunicazione Sociale, 1968, 121 ss.
2 Nuove qualifiche cinematografiche in Italia, in Civ. Catt. 1968 IV 74 ss.
3 Circa il magistero ecclesiastico in argomento alla vigilia del Concilio, e l’apparente riduzione della normatività nel decreto conciliare, cfr BARAGLI, L’Inter mirifica, Roma, Studio Romano della Comunicazione Sociale, 1969, 370 ss.