Articolo estratto dal volume IV del 1972 pubblicato su Google Libri.
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I riferimenti ai documenti del magistero pontificio sono stati resi interattivi e portano al sito del progetto “Chiesa e Comunicazione”, la biblioteca digitale online che prosegue l’attività iniziata da p. Baragli con le opere Cinema cattolico: documenti della Santa Sede sul cinema e Comunicazione Comunione e Chiesa.
Come fa, un matusa, a scorrere questo volume1 e a non misurare, sul filo dei propri ricordi, quanto i tempi, in mezzo secolo, sono cambiati?
Novizi, sì e no diciottenni, senz’ombra di iniziazione didattico-pedagogica, ci mandavano, ogni domenica, da Frascati, a “fare la dottrina” ai ragazzi di Monteporzio. La camminata – tra andare e tornare: dieci chilometri buoni – giovava senz’altro alla nostra salute fisica; resta però dubbio che le formule, teologicamente esatte ma secche, del Catechismo di Pio X abbiano giovato altrettanto alla cultura religiosa ed alla salute spirituale di quei gagliardi villici, tra essi compreso, se c’era, il futuro campione di Rischiatutto, il simpatico Latini.
“Filosofi” venticinquenni – iniziazione pedagogico-catechistica ancora a zero –, ci affidarono “il catechismo” alle carceri minorili di Roma: unica nostra arma – come la fionda in mano allo spoglio David – ancora quel Catechismo. Per fortuna scoprimmo, da soli, certe diapositive, salvo errori, “di Viterbo”: e le proiezioni, che preoccuparono non poco i secondini, diffidenti del buio, resero meno indigeste, all’insolito pubblico, le famose “formule”.
E con la stessa sprovvedutezza pedagogica rischiammo di affrontare, da sacerdoti, l’attività pastorale, ed in particolare i nove anni di insegnamento della religione in due licei di Roma. Infatti, almeno in Italia, quale era il bagaglio culturale specifico con cui religiosi e sacerdoti si ritrovavano a formazione compiuta? – Molto amore per Gesù e per la Chiesa, e molto zelo per le anime: questo sì; ed anche destrezza nell’armeggiare con gli Atqui, i Contra est e gli Ergo per abbattere gli avversari e far trionfare le verità. Per il resto: un’apologetica mezzo ombrello e mezzo arma da punta, vecchiotta anzichenò ed alquanto trionfalistica; buoni maglioni di filosofia e di teologia, ma non privi di vistosi buchi; la palandrana di una morale ancora resistente, però incentrata sul peccato e carica di bottoniere casistiche e canonistiche; alquanti capi, piuttosto leggerini, di ascetica, di patristica e di storia ecclesiastica; qualche pezza di Sacra Scrittura, e poi trine fiocchi e fiocchetti di oratoria e di rubricistica ...: ma di pedagogia, religiosa o meno, neanche un fazzoletto.
Provvidenza volle, invece, che, “teologi”, venissimo paracadutati in quel di Lovanio (Belgio) proprio quando una dozzina di altri “teologi” gesuiti, sostenuti dal loro rettore – il padre G.B. Jansenss, futuro generale dell’Ordine –, iniziava quel Centre Documentaire Cathéchétique2 dal quale doveva germinare la tuttora efficientissima istituzione pedagogico-catechistica Lumen vitae. Incaricati di raccogliere e di presentare ciò di cui in argomento si disponeva e quel che si faceva in Italia, scoprimmo, intanto, che, dati i tempi, anche rispetto agli altri, non stavamo proprio malaccio, i nomi di Montessori e di Agazzi, di Baroni, Modugno, Zammarchi, Veneziani, Pavanelli e Vigna, Casotti ecc. non sfigurando rispetto a quelli allineati dagli altri Paesi3; ma scoprimmo soprattutto – ed era ora! – che esisteva una problematica didattico-pedagogica anche per la trasmissione del messaggio evangelico, perché la piena sua efficacia dipende, sì, dalla grazia, ma anche dalle concrete e differenziate condizioni recettive dell’educando: le quali vanno dunque conosciute e rispettate scoprimmo che, perciò, non basta propinargli nozioni e formule teologicamente esatte, ma occorre “impegnarlo” vitalmente, mettendogli più in luce, nell’inesauribile gamma dei valori cristiani, quelli che più costituiscono “idee forza” per l’uomo di oggi.
Un maestro e guida
Di Silvio Riva4 sentimmo parlare, durante la guerra, come di un “caso” doppiamente insolito: primo perché, laico e poco più che giovanotto, insegnava religione e ne scriveva; poi perché andava proponendo e difendendo un suo “attivismo”, ritenuto, da qualcuno che allora occupava la piazza, alquanto sospetto. Oggi, sacerdote, docente e preside universitario, autore di una serie non facilmente catalogabile di pubblicazioni catechetiche e pedagogiche, membro – tra le altre – della commissione per il nuovo catechismo nazionale, è, in Italia e fuori, quel che si dice “un’autorità”. Può quindi, come pochi, tracciare un panorama attendibile di quanto in argomento si è fatto sino ad oggi in Italia, ed avanzare altrettanto attendibili prospettive per l’avvenire. È appunto ciò che egli s’è proposto in questo volume.
Esso comporta quattro parti. Nella Prima – La pedagogia religiosa nelle sue componenti teologiche – l’A. tratta della pedagogia religiosa nel contesto generale della pedagogia e nella sua specialità; poi dei rapporti tra teologia e pedagogia, e del posto che la liturgia e la sacramentaria possono utilmente occupare nella pedagogia. Siamo, più che altro, nello scandaglio dell’humus teologico europeo, al quale la pedagogia religiosa si alimenterà. Nessuna meraviglia, perciò, se i pochi nomi italiani del ’900 – come l’Olgiati e la Montessori –, si sperdono nel folto di quelli di altri tempi – come Francesco di Sales, Alfonso de Liguori e Giovanni Bosco –, e di altri luoghi: come Scheeben e Chautard per la teologia del soprannaturale; Tanquerey, Marmion e Adam per quella cristologica; Poppe per quella eucaristica; Guéranger, Jungmann e Guardini per quella liturgica; Lefevbre e Lubienska de Lanval per il metodo educativo liturgico.
Nella Parte Seconda – La pedagogia religiosa ed i metodi attivi – l’A. comincia col presentare gli antesignani “laici” dell’attivismo – il Claparède, il Ferrière ed il Decroly –, per passare ai “correttori” cattolici. Primo lo svizzero Dévaud, poi il plotone italiano costituito dal Casotti e dal Nosengo, dal Pavanelli e dal Veneziani, dal Modugno e dal Tonolo, dai due Fratelli delle Scuole Cristiane Chiozza e Leone di Maria, e, ovviamente, sia pure con la modestia richiesta, da lui stesso: Silvio Riva. È la parte più sviluppata e nuova, dato che, come rileva l’A., “il movimento attivistico[...] rappresenta la spinta dinamica più vigorosa nella pedagogia religiosa della prima metà del secolo”, nella quale egli stesso si è “provvidenzialmente trovato coinvolto, e quindi a conoscenza di particolari e di polemiche finora taciute o non conosciute” (pp. 13-14).
Dopo avere così esaminati i contenuti e la metodologia della pedagogia religiosa, nella Parte Terza – La persona umana – l’A. torna ad inquadrare il suo argomento in una visione teologica meno specifica, portando l’attenzione sull’uomo, termine dell’educazione religiosa, non più, però, “oggetto” impersonale, recettore anonimo, più passivo che attivo, di certa vecchia pedagogia, ma “persona”, operatore consapevole con Cristo della propria salvezza. Sotto questa luce egli presenta i teorizzatori Carlo Gnocchi, Augusto Baroni, Antonio Cojazzi, Angelo Zammarchi, nonché l’attuale docente di psicologia pastorale e religiosa al Laterano, e magnifico rettore dell’Antonianum: il padre Roberto Zavalloni; e poi presenta operatori-modello di pedagogia religiosa, tra i quali i “santi” Guanella, Orione, Calabria e... papa Giovanni.
La pedagogia religiosa su nuove frontiere è il titolo della Quarta ed ultima Parte. Illustrato il “Documento catechetico italiano”, che può considerarsi il frutto dell’evoluzione pedagogico-religiosa già descritta, e dell’aggiornamento teologico-pastorale del Vaticano II, l’A. presenta, chiamiamole così, le principali squadre che oggi operano in cantiere per metterlo in esecuzione. Quella dei Fratelli delle Scuole Cristiane, specializzata in perfezionamento didattico; quella dei Salesiani, attenta alle scienze dell’uomo; l’Istituto Pedagogico Francescano, che s’interessa alla psicologia e pedagogia nello studio delle vocazioni; e finalmente il Centro Catechistico Paolino, addetto ai rifornimenti pastorali-didattici dei catecheti.
Un’ampia e diligentissima Bibliografia chiude in bellezza l’opera.
Una domanda e un voto
E i gesuiti? – ci siamo chiesti –; dove sono i gesuiti: con i loro collegi, quondam tanto fiorenti; con le loro congregazioni giovanili, quondam fiorentissime; con i loro scrittori, i loro direttori di esercizi, le decine e decine di professori di religione nelle scuole, vuoi del Regno vuoi della Repubblica? – Qualche nome, a dir la verità, nel volume compare. Per esempio (tra i defunti): il padre Barbera, che su questo periodico trattò, tra l’altro, della Montessori e delle Agazzi; il padre Mario Corti..., e, per ben sei volte, quello di Ignazio di Loyola: il quale, non foss’altro che con gli Esercizi, poteva bene ispirare i suoi figli a dare, anche nell’Italia del ’900, un loro sostanzioso contributo alla pedagogia religiosa.
È una domanda che meriterebbe una risposta, e, forse, anche un esame di coscienza. Ma lasciamola lì, e torniamo al nostro A., per esporgli un nostro desiderio, che crediamo condiviso da quanti, nell’insegnamento religioso o meno, desiderano far tesoro della sua competenza teorica e pratica.
Il materiale qui raccolto è, senza dubbio, preziosissimo: ma lascia sulla fame. Giacché I’A. lo maneggia così bene, perché non ne tira fuori un vero e proprio manuale – organico, essenziale, snello – di pedagogia religiosa? Basterebbe abolire alcuni sviluppi piuttosto occasionali ed accessori, ridurre quanto riguarda tentativi e polemiche ormai superate, sistemare quel che resta, completarlo con alcune prospettive, così contenutistiche come didattiche, aperte dal Vaticano II e dall’esplosione tecnologica dei mass media, ed il manuale – e, magari, il trattato – sarebbe bell’e fatto.
Ci auguriamo che l’A. trovi il tempo per regalarcelo. Gliene saranno grati tanto i giovani, che – fortunati loro – potranno così affrontare meno sprovvisti l’agone pastorale, quanto i matusa, più o meno restati alla fionda di David.
1 SILVIO RIVA, La pedagogia religiosa del Novecento in Italia, Roma-Brescia. Antonianum-La Scuola, 1972. 8°, 379. L. 3.500.4
2 Il primo seme fu un’esposizione di testi e sussidi catechistici, nel teologato di Lovanio (Pasqua del 193S), ivi ripetuta nell’agosto dello stesso anno; poi anche, quasi raddoppiata, ad Anversa ed a Malines nell’aprile e settembre del ’36, a Liegi nell’agosto del ’37 ... Dopo le prime esposizioni i vari collaboratori decisero di mutare l’iniziativa occasionale in opera permanente, appunto il Centre Documentaire Cathéchétique, con sede a Lovanio, Rue des Récollets, 11; dove venne messa a disposizione del pubblico una sala di consultazione con circa 5.000 opere d’insegnamento religioso, una ventina di riviste catechistiche ed un abbondante materiale Nel 1935 il Centre pubblicava una Guide Bibliographique, catalogo ragionato di 2.000 opere in argomento. Nel settembre del 1936 editava, in olandese, un Inleiding tot de Catechetische literatuur: studio sui metodi e sulla produzione catechistica basato su 4.000 opere di lingua francese, olandese, tedesca, inglese, italiana, spagnuola. Intanto iniziava una regolare collaborazione a riviste d’insegnamento religioso, ed anche una serie di sette lunghi studi in Nouvelle Revue Théologique: studi che, rifusi completati ed aumentati, formarono lo splendido volume Où en est l’enseignement religieux?: presentazione e recensione di ben 5.000 opere sull’argomento.
3 Cfr Scuola italiana moderna, aprile 1936, 167 ss.; marzo, giugno e agosto 1937, 187 ss., 2S0 , 306 ss.
4 Nato nel 1913, insegnò nell’istituto magistrale Virgilio, di Milano. Francescano e sacerdote, si laureò in pedagogia e teologia, specializzandosi in scienze pastorali e dell’educazione. Presentemente insegna catechetica e pedagogia religiosa in Roma all’Antonianum e alla Pontificia Università Lateranense, preside dell’annesso Istituto di Pastorale. La nostra rivista ha pubblicato una trentina di recensioni di sue pubblicazione dal 1941 ad oggi; tra le ultime: Aspetti pastorali della catechesi nella scuola (1966 II 389), Per una pedagogia vocazionale del sacerdozio (1966 III S16), su M. Poppe (1967 III 312), Direzione spirituale nell’età dello sviluppo (1968 III 340), Pastorale catechetica (1971 III 190).