Articolo estratto dal volume III del 1980 pubblicato su Google Libri.
Il testo è stato corretto dai refusi di stampa e formattato in modo uniforme con gli altri documenti dell’archivio.
I riferimenti ai documenti del magistero pontificio sono stati resi interattivi e portano al sito del progetto “Chiesa e Comunicazione”, la biblioteca digitale online che prosegue l’attività iniziata da p. Baragli con le opere Cinema cattolico: documenti della Santa Sede sul cinema e Comunicazione Comunione e Chiesa.
Con la sua splendida Illustrazione del Vangelo1 – carta uso mano «Acquarello», in folio, rilegata in similpelle amaranto ed oro – l’editore romano Enrico Pozzi può senz’altro vantarsi di soddisfare le attese dei bibliofili e dei bibliografi più esigenti: certamente meglio della pur pregevole impresa similare condotta, una quarantina di anni fa, da un altro editore romano: Tumminelli2. Tuttavia l’interesse maggiore del volume dipende dal Personaggio e dalle sue Imagines, in esso presentati, considerato il ruolo dall’uno e dalle altre svolto nella cultura, nell’ascetica e nella catechesi cattoliche, ed in particolare nella Compagnia di Gesù.
Il Personaggio
L’illustre Personaggio che il volume evoca – quasi a celebrarne il quarto centenario dalla morte, seguita in Roma, presso Sant’Andrea al Quirinale, il 3 aprile 1580 – è il padre gesuita (non abate, come viene chiamato in apertura!) Jeronimo Nadal3. Il quale – nato a Palma di Maiorca l’11 agosto 1507 –, giovane universitario parigino, forse sospettandoli di dubbia ortodossia –, aveva resistito a Ignazio di Loyola e ai suoi primi compagni che lo sollecitavano ad unirsi a loro. Ma verso la quarantina, già sacerdote, prima mosso da una lettera di Francesco Saverio dalle Indie, poi dai colloqui (questa volta romani) con il Fondatore, quindi dai suoi Esercizi spirituali fatti sotto la guida del p. Jeronimo Domenech, nel 1545 entrò finalmente nella Compagnia di Gesù, per operarvi come uno dei membri più qualificati ed attivi della seconda generazione4. Già ai suoi tempi il p. Giovanni Polanco, fedele segretario del Fondatore, lo indicava come persona «che conosce molto bene il nostro padre Maestro Ignazio, avendo molto trattato con lui; si direbbe che nella Compagnia non ci sia chi ne abbia più compreso e penetrato lo spirito»5; e un autore recente ne ha scritto che, «come il Laynez era la mente di sant’Ignazio, e il Polanco n’era la mano destra, così il Nadal ne rappresentava il cuore»6; mentre più di uno storico l’ha qualificato «a giusto titolo un secondo fondatore della Compagnia»7, dato che «forse nessuno come il Nadal, tra quanti affiancarono Ignazio, esercitò nell’Ordine un’azione tanto estesa e profonda»8.
Di lui ci restano moltissimi scritti, di carattere giuridico e pedagogico, esortatorio-ascetico ed epistolare. Ma, tra i pochi che sono stati dati alle stampe, principalmente tre ne hanno perpetuato il ricordo. II primo nella vita interna della Compagnia: ed è la raccolta di commenti e chiose, per lo più brevi, a passi delle Costituzioni dell’Ordine ed alle Dichiarazioni delle stesse9: per la maggior parte d’indole giuridica ed amministrativa, ma non poche anche di carattere ascetico, e relative alla condotta seguita dal Fondatore. Gli altri due – che ne hanno perpetuato il nome pure nello sviluppo culturale ed ascetico della Chiesa, e nel mondo estraeuropeo – sono le Imagines10 e le connesse Meditationes in Evangelia11.
«L’opera era virtualmente finita il 1° ottobre 1575. Nel 1576 il manoscritto fu portato in Fiandra dal p. Florent van Bouchorst, procuratore di quella Provincia, per darlo alle stampe. Ma, date le condizioni politiche di quel Paese, non poté per allora essere stampata. Il padre Nadal profittò del ritardo per limarla sempre più e per farla esaminare dal grande teologo Francesco Toledo, il futuro cardinale. Questi il 31 luglio 1579 dava la sua piena approvazione. Il Nadal però mori il 3 aprile 1580 senza aver visto il risultato del suo lavoro. Una delle più grandi difficoltà incontrate per l’edizione fu la difficoltà finanziaria poiché l’intaglio delle 153 illustrazioni costava su i mille scudi [...]. Il papa Clemente VIII venne dunque in aiuto e l’opera poté finalmente essere stampata in Anversa nel 1595 con i tipi del celebre Plantin»12.
Le «Imagines»
Sono 153 incisioni in rame, che misurano cm. 16 x 25,5 (ma, se si tolgono i due cartigli esplicativi: cm. 16 x 18,5). Nel cartiglio superiore, con i numeri ordinali, viene indicata la ricorrenza liturgica; quindi l’argomento del Vangelo del giorno, con i rimandi ai singoli Evangelisti; infine la probabile età di Gesù al tempo dell’episodio. Poi viene la rappresentazione figurativo-narrativa dell’episodio stesso. In primo piano in basso: il suo nucleo centrale; quindi, in campi lunghi e lunghissimi, oppure in tondi immessi nella composizione principale, una mezza dozzina di episodi antecedenti o conseguenti allo stesso, e spesso con gli stessi personaggi; tutti contrassegnati da lettere maiuscole. A queste, nel cartiglio inferiore, corrispondono altrettante didascalie esplicative, in latino13.
Ecco, ad esempio, l’immagine trentottesima. Il cartiglio superiore, oltre agli ordinali 38 [della vita di Cristo] e XVII [dell’anno liturgico], reca: Domenica di Sessagesima. Parabola del seminatore. Mt 13, Mc 4, Lc 8. Anno 32. Il rame, in alto e in campo lungo, alla lettera A reca una barca con Gesù e, in una spiaggia, gente che lo ascolta; mentre in primo piano e in basso, alle lettere B, C, D, E, ed F, presenta il Seminatore in azione. Il cartiglio inferiore reca le didascalie: A. Gesù, seduto nella barca, presso la spiaggia di Cafarnao, insegna. B. Il contadino semina. C. Il seme che cade per la strada [e viene beccato dagli uccelli]. D. Quello che cade tra i sassi [ed inaridisce]. E. Quello che cade tra le spine [e viene soffocato]. F. Quello che cade in terra buona, e produce il cento, il sessanta, ecc. per uno.
Una prima questione che vien fatto di porsi a proposito di queste Imagines è a chi ne risalga la prima ispirazione. Ora è da dubitare che l’anziano Nadal, nel remoto 1574, abbia intrapreso il lavoro perché sollecitato – come vorrebbe il Costantini – dal Fondatore, morto nel 1556. Certo è, invece, che il Nostro, una volta liberato – con l’elezione a generale del p. Everardo Mercuriano – da ogni incarico di governo, si applicò alle Meditationes ed a queste Imagines per aiutare gli «scolastici» – ossia i giovani studenti della Compagnia – a meditare, seguendo i misteri della vita di Cristo secondo l’anno liturgico14, ed in particolare applicando la composizione di luogo, che sant’Ignazio suggerisce nei suoi Esercizi, per fissare la fantasia ed il pensiero ai misteri presi come oggetto di meditazione.
Ora, al Santo, che era stato in Palestina, e che ne aveva riportato impressioni incancellabili, veniva naturale suggerire, ad esempio nella Meditazione del Regno: «Qui sarà vedere con la vista immaginativa sinagoghe, città e castelli dove Cristo N. S. andava predicando» (n. 91), e nella Contemplazione della natività: «Qui sarà vedere con gli occhi dell’immaginazione la via da Nazaret a Betlemme, considerandone la lunghezza e la larghezza, se tale via è pianeggiante o se attraversa valli o alture» (n. 110)...; il Nadal, invece, per i molti che non potevano rivivere esperienze come quelle del Santo, escogita un geniale aggiornamento delle antiche Bibliae pauperum, ricorrendo alla ormai diffusa ed affinatissima arte calcografica, con capacità figurativo-narrative ignote alla vecchia xilografia, e disponendo le ampie figurazioni in vere e proprie composizioni pittoriche, aperte a ben individuabili nuclei e momenti narrativi.
Un’altra questione riguarda gli autori di queste Imagines. Osservandole attentamente in questa edizione del Pozzi, esse risultano quasi tutte firmate dagli incisori, tutti fiamminghi, che le hanno «incise» (sculpsit). Ben 131 risultano dei fratelli Antoine, Hieronymus e Johan Wierix; le restanti sono firmate da Adrien e Jan Collaert, e da Carlo de Mallorij; una sola resta anonima. Ma soltanto 12 Tavole recano la firma di chi le ha «inventate» (invenit); e precisamente: 8 sono firmate da Marten de Vos, 2 da Bernardino Passaro «romano», e le restanti 2 da Hieronymus e Johan Wierix, che già conosciamo. E tutte le altre?
È da escludere che possa esserne stato autore, di tutte o in parte – come congettura il Presentatore di questa edizione – lo stesso padre Nadal; dato che – eccellente, sì, in matematica, in latino greco ed ebraico, in teologia e Sacra Scrittura, in acume speculativo e in doti organizzative –, non fu, che si sappia, né pittore né disegnatore. La sua collaborazione alle Imagines, certo continua, dovette consistere nel suggerire all’artista, o agli artisti, numero qualità e disposizione dei personaggi degli episodi e dei rimandi didascalici, nell’economia generale della composizione pittorica. Il mistero – o il giallo? – si svela confrontando questa edizione del Pozzi (che si rifà all’originale di Anversa-1596) con quella del Tumminelli (che, invece, si rifà a quella anteriore: Anversa-1593)15, dove tutte le tavole che nella prima risultano anonime sono chiaramente firmate dal Bernardino Passaro «romano», che abbiamo incontrato come invent delle Tavole 135 e 136. Di lui è stato scritto:
«Appena nominato dagli autori che hanno trattato la storia della pittura in Italia, sembrerebbe che fosse uno di quei talenti secondari che hanno bisogno di essere guidati dall’ispirazione altrui. E, forse, sotto questo aspetto, egli era più adatto al p. Nadal, che non Martino de Vos, poiché egli offriva una docilità di esecuzione che raramente si riscontra presso rinomati artisti, che pensano a modo loro, e non sono affatto disposti a rinunciare al loro spirito d’iniziativa»16.
Dunque un colpo mancino dei Fiamminghi, contro il povero «romanum», già defunto nel 1590? – È quanto sostiene il Costantini17.
Per un’ultima questione – quale influsso abbia esercitato nell’ascetica e nella catechetica della Compagnia e della Chiesa la geniale iniziativa del Nadal – purtroppo qui occorre limitarsi a due battute.
La prima riguarda l’Europa, dove non mancarono gesuiti che si affrettarono a corredare i propri libri con rami fedelmente modellati – nella composizione e nei rimandi didascalici – su quelli del Nadal. Tali, ad esempio, i 32 rami incisi da Boëtius Bolswert (†1633) per il voluminoso repertorio ascetico del belga Antonio Sucquet (1574-1627)18, che, nonostante le sue mille e passa pagine, in Olanda conobbe sette edizioni in dieci anni (1620-1630), e che, tradotto in tedesco, inglese, spagnuolo, italiano, polacco ed ungherese, per quasi due secoli segnò la spiritualità del Continente.
La seconda riguarda la (allora) remotissima Cina. Uno dei primi missionari gesuiti approdato laggiù, il padre Nicolò Longobardo – che probabilmente aveva già visto in Italia l’opera del Nostro –, il 18 ottobre 1598 scriveva al generale p. Claudio Acquaviva domandando insistentemente tre cose: missionari, libri e immagini sacre:
«Sopra tutto ci sariano qui di singolar consolatione et profitto un paro di quei libri che fece il nostro P. Natale con li misterij e considerationi della Vita di Christo; perché, quando vengono questi mandarini, tirati dalla fama degli Europei, gli possiamo mostrar cosa che ci dia subito occasione di seminare quel che si pretende in queste missioni».
E la domanda del Longobardo, probabilmente appoggiata dal p. Matteo Ricci, venne certo esaudita, perché questi così scriveva all’assistente di Portogallo p. Giovanni Alvarez il 12 maggio 1605:
«Lo libro delle imagini del P. Natale ritenne per le sue case il P. Manoel Díaz, rettore di esse. Scrivo [...] che ce ne procuri un altro per questa casa, perché più utile è anco questo libro che questo della Bibbia [Poliglotta del Plantin] per adesso, poiché con quello dichiariamo, anzi poniamo avanti agli occhi quello che alle volte con parole non possiamo dichiarare»19.
Pensare! Mille anni prima, da Roma, il papa Gregorio Magno scriveva al vescovo di Marsiglia Sereno: «Quello che la scrittura è per chi sa leggere, lo sono le immagini per gli analfabeti che le vedono [...]: specialmente per i barbari, la pittura vale come una lettura»20; e trecento anni dopo, un gesuita francese indagava se si potessero o no usare le proiezioni luminose durante gli esercizi spirituali21. Al suo tempo il bravo Jeronimo Nadal senti il problema e con le sue lmagines lo risolse genialmente. Nel centenario della morte meritava un monumento. Ci congratuliamo con l’editore Pozzi, che gliel’ha eretto!
1 Illustrazione del Vangelo (Evangelicae Historiae Imagines), con 153 Tavole di GIROLAMO NATALE (Anversa 1596). Roma, Enrico Pozzi, 1980, cm. 32 x 39, rilegato. L. 280.000.
2 C. COSTANTINI, Gesù Cristo. Via Verità Vita. Riproduzione di cento stampe antiche con commenti sui Vangeli, Roma, Tumminelli, 1943, cm. 25 x 33,5, pp. 218. Nelle pagine a riscontro di ogni immagine, formato cm. 14 x 22,5, il Costantini riporta il passo del Vangelo corrispondente ed uno o più brani di autori ascetico-esplicativi. Quasi un secolo prima era uscita in Francia, di D. BRISSOT, la Vie de N.S. Jésu Christ (Paris, Delaroche et Pilon, 1853), illustrata con le immagini del p. Nadal. Il Costantini ne scrive: «Le riproduzioni francesi sono un plagio e, per di più, un plagio scadente, perché non rendono il senso arioso e plastico degli originali».
3 Cfr specialmente M. NICOLAU, Jerónimo Nadal S.I. Sus obras y doctrinas espirituales, Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 1949.
4 Commenta D. Bartoli: «Così entrò nella Compagnia, e [...] non gli mancò di fare in essa, a prò dell’Italia, della Spagna, di Portogallo, e dell’Africa, dove, con grandissimo frutto dell’anime, faticò. E poiché non volle la prima lode, che poté avere, d’essere uno de’ compagni di S. lgnatio nel piantare la Compagnia, o stabilirne le Costitutioni (di che poi sempre si rammaricò, perché, ancor fra’ primi, non sarebbe stato de gli ultimi) hebbe la seconda, d’essere coadiutore di S. lgnatio nel governare la Compagnia, e interprete delle Costitutioni, che portò, e dichiarò per una gran parte d’Europa» (Della vita e dell’istituto di S. lgnatio, II ed., Roma 1659, 109).
5 Monumenta lgnatiana. Series I. Sancti lgnatii de Loyola epistolae et instructiones, Madrid, 1903-1911. V, 109.
6 I. CASANOVAS, San lgnacio de Loyola, Barcelona, Ed. Balmes, 19-14, 307.
7 Cfr J.B. HERMAN, La pédagogie des Jésuites au XVI siècle, Bruxelles, Dewit, 1914, 34; J. BRODRICK, Saint Peter Canisius, London, Sheed and Ward, 1935, 108; ID, The Origin of the Jesuits, London, Longmans, 1940, 210.
8 SuAu, Histoire de S. François de Borgia, Paris, Beauchesne, 1910, 281.
9 NADAL, Scholia in Constitutiones S.I. Edicion critica, prologo y notas de Ruiz JURADO. Granada, Facultad de Teologia. 1976.
10 EVANGELICAE HISTORIAE IMAGINES / Ex ordine Evangeliorum, quae toto anno in Missae sacrificio recitantur / In ordinem temporis vitae Christi digestae / Auctore Hieronymo Natali Societatis IESU Theologo / Antverpiae Anno Domini MDXCIII / Superiorum permissu.
11 ADNOTATIONES / ET MEDITATIONES / IN EVANGELIA quae / in sacrosancto Missae sacrificio / toto anno / leguntur; / cum Evangeliorum concordantial / histori integritati sufficienti / Accessit et Index historiam ipsam / evangelicam in ordinem temporis vitae / Christi distribuens / Auctore Hieronymo Natali, Societatis Iesu Theologo.
12 P. D’ELIA, Le origini dell’arte cristiana cinese, Roma, Reale Accademia d’Italia, 1939, 78.
13 Nella presente edizione del Pozzi, a fianco delle Tavole ne viene riportata la versione in italiano cinquecentesco; quindi viene riportato il corrispondente brano del Vangelo secondo la traduzione italiana di Niccolò Tommaseo.
14 Di qui l’originaria numerazione in lettere, che accompagna la prima edizione del 1593, ripresa dall’editore Tumminelli; diversa da quella in cifre arabe, cronologica della vita di Gesù, la sola rimasta in questa del Pozzi.
15 «Celle première édition est préférée à celles – qui l’ont suivie, à cause de la beauté des épreuves. [...] L’édition d’Anvers 1595, portant secunda editio et n’ayant que le second titre gravé, et celle de 1607, sont peu éstimées» (C. SOMMERVOGEL, Bibliothèque des Ecrivains de la Compagnie de Jésus, Bruxelles-Paris, Schepens-Picard, 1890-1909, Vol. V, 1519).
16 J. CORBLET, Les dessins du P. Jéróme Natalis, in Revue de l’art chrétien, Arras-Paris, 8 (1864), 362.
17 L’ipotesi era stata già proposta dal padre J.M. MARCH, in Estudios Eclesiásticos 3 (1924), 429.
18 A. SUCQUET e Societate Iesu, Via vitae aeternae, Iconibus illustrata per Boetium a Bolswert, Antverpiae, MDCXXX (cfr SOMMERVOGEL, op. cit., vol. VII, s. v.).
19 P. D’ELIA, op. cit., 80 e 81. Cfr ivi, in Appendice I le riproduzioni fototipiche di 15 cimeli di arte cristiana cinese del 1620 circa, e dei loro originali estratti dalle Tavole del padre Nadal.
20 PL, 77, Lettera 13, 1128 [Doc. 600].
21 G. LE BAIL, Peut-on employer les proiections lumineuses dans les retraits?, Collection de la Bibliothèque des Exercices de S.I., n. 8 (1907).