Articolo estratto dal volume I del 1969 pubblicato su Google Libri.
Il testo è stato corretto dai refusi di stampa e formattato in modo uniforme con gli altri documenti dell’archivio.
I riferimenti ai documenti del magistero pontificio sono stati resi interattivi e portano al sito del progetto “Chiesa e Comunicazione”, la biblioteca digitale online che prosegue l’attività iniziata da p. Baragli con le opere Cinema cattolico: documenti della Santa Sede sul cinema e Comunicazione Comunione e Chiesa.
Nei giorni 16-17 giugno 1967, organizzato dall’Ufficio Centrale per il Tempo Libero della Democrazia Cristiana, si svolgeva a Roma un convegno di studio sui Problemi e prospettive del tempo in Italia1. Ne concludeva i lavori l’allora vice segretario politico della D.C., on. Flaminio Piccoli, proponendo la stesura di una «carta dd tempo libero», e precisando: «Ma deve essere una carta nostra. Su questo terreno non valgono le mediazioni: soltanto presentandoci, anche ai livelli operativi, con una nostra fisonomia, con le nostre idee..., potremo avere un ruolo determinante»2.
Dopo poco più di un anno, quel voto si è quasi compiuto con la pubblicazione di un Documento base per una politica del tempo libero, messo a punto ed edito dallo stesso Ufficio Centrale organizzatore del Convegno.
Sono poche pagine. Ma meritano un’attenzione particolare, nella folta bibliografia in argomento3 costituendovi una voce del tutto nuova ad originale. Infatti, partendo da quanto, in Italia e fuori, i migliori sociologi pedagogisti e moralisti hanno indagato e prospettato in materia, presentano un programma pratico; e lo formulano globale: vale a dire, aperto a tutti gli aspetti del fenomeno-problema; ed universale: perché, toltine pochi particolari, non è esclusivo per l’Italia, ma proponibile ad ogni Nazione che ispiri la propria politica alla visione integrale umano-cristiana della vita. Queste le sue grandi linee.
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Il Documento inizia con una Premessa, nella quale si precisa l’accezione di «tempo libero», si ricordano le cause del fenomeno e l’ambivalenza culturale-etica dei fatti sociali dei quali esso è insieme effetto e concausa; si enuncia l’impegno della D.C. ad interessarsi organicamente ad essi, e si indicano i destinatari del Documento: primi, ovviamente, quanti nel seno della stessa D.C. abbiano il compito o la possibilità di svolgere una azione di promozione in questo settore; ma anche quanti, fuori di essa, ne facciano proprie le sue opzioni fondamentali: «quella di una società moderna, in cui vengano utilizzati in funzione di sviluppo umano, tutti i dati della scienza e della tecnologia; e quella di una società democratica, in cui la libertà dei singoli e delle collettività che la strutturano si esprima nell’esercizio continuo consapevole e diretto delle proprie responsabilità» (p. 3).
Segue una prima parte, Dottrinale, più ampia universale e duratura, quasi nucleo essenziale della definitiva «Carta». Essa si snoda in cinque serie di enunciati, riguardanti altrettanti aspetti del tempo libero – ludico, culturale, civico, economico e giuridico –, precedute da una prima serie, fondamentale, riguardante aspetti ed esigenze etico-morali di fondo, opportunamente dichiarati «antecedenti a tutti gli altri». Tale, per esempio, il diritto di ogni uomo ad un congruo tempo «non necessitato» da esigenze produttive, e perciò ad una relativa sicurezza economica, sicché non l’uomo viva schiavo dalla macchina, ma la macchina serva l’uomo verso un armonico sviluppo personale e societario. Tale il compito della società di assicurare ai suoi membri congrue reali possibilità di scelte autonome; tale, soprattutto, la necessaria generale sensibilizzazione-educazione dei lavoratori al buon uso del tempo libero, comprendente prima di tutto l’accettazione della scala gerarchica dei valori oggettivi che riguardano l’esistenza umana, poi il massimo possibile miglioramento del livello culturale generale, infine un’iniziazione specifica all’uso dei prodotti e dei servizi con i quali l’odierna civiltà tecnologica tenta di riempire, come occasione di lucro, tutto il tempo libero. Solo cosi sensibilizzati ed educati – precisa il Documento – i lavoratori
- non opporranno manicheicamente tempo necessitato e tempo libero, ma ne armonizzeranno le possibilità di sviluppo, come capitali entrambi validi di un’unica esistenza umana;
- non solo difenderanno il loro diritto ad un conveniente tempo libero, ma sentiranno anche il dovere di procurarselo quando ciò dipenda da loro: rinunciando a doppi impieghi non necessari, o imponendosi volontarie pause di «ricreazione» fisica e spirituale, spezzando – come spesso è il caso dei liberi professionisti – la soffocante spirale degli impegni e delle scadenze;
- nel tempo libero cosi assicurato saranno in grado di eseguire scelte tanto più illuminate e consapevoli quanto più si troveranno liberi da costrizioni interne – quali l’ignoranza, i pregiudizi, le passioni... –, spesso molto più condizionanti che non quelle esterne. Inoltre:
- nel tempo libero cosi garantito essi potranno realizzare il recupero della famiglia come intima comunità di vita (p. 5).
Le condizioni in cui si svolge tanto lavoro odierno acuiscono, più che non in passato, l’usura fisica e psichica dell’esistenza. È naturale perciò – rileva il Documento (p. 6) – che per la maggior parte degli uomini «tempo libero» significhi prima di tutto tempo di riposo e di rilassamento: tempo ludico nel senso in cui anche l’attività creatrice artistica è stata detta «giuoco». Rispondono a questa esigenza umanissima: le attività sportive, il turismo, gli spettacoli, gli hobbies; e di queste quattro attività il Documento tocca, rilevandone i vantaggi, le condizioni oggettive, le necessarie infrastrutture, suggerendo, se del caso, proposte ardite, come lo scaglionamento delle ferie:
«Per l’utilizzo del turismo nel tempo libero si segnala agli operatori economici, culturali e sindacali, nonché ai pubblici poteri, la convenienza degli scaglionamenti delle ferie, che assicurerebbe ai lavoratori una maggior gamma di scelte, ed alle imprese turistiche un più razionale sfruttamento del capitale investito; ma, soprattutto, ridurrebbe i caotici esodi di massa e gli affollamenti nelle località turistiche e climatiche, spesso logoranti non meno di quelli delle città» (p. 8).
Passando a considerare il tempo libero come luogo privilegiato di crescita culturale, il Documento ne individua e sviluppa i tre aspetti: di investimento (possibilità concreta di combattere l’analfabetismo di ritorno, di allungare i tempi di studio e di favorire la riqualificazione professionale), di consumo (specialmente mediante l’uso degli strumenti della comunicazione sociale e delle altre forme tradizionali di divulgazione, soprattutto dei libri) e, finalmente, di domanda (facilitata dal fenomeno dell’associazionismo culturale; ed auspica, per la loro piena attuazione, tra l’altro: una coraggiosa politica legislativa, amministrativa e sindacale del lavoro; il potenziamento, anche mediante strumenti di credito facilitato, degli enti culturali, pubblici e privati, nazionali e locali; l’approntamento ed il mantenimento in efficienza di biblioteche, musei, gallerie, pinacoteche, discoteche, cineteche; nonché il riconoscimento giuridico professionale degli animatori sociali e l’allestimento dei relativi istituti di preparazione (p. 11).
L’aspetto civico del tempo libero riguarda la possibilità che esso offre di una maggiore partecipazione responsabile di tutti i membri verso la comunità in cui vivono, sino all’associazionismo politico. A questo proposito il Documento rileva:
«che in una sana democrazia una conveniente parte del tempo libero sia riservata a ricercare una onesta e il più possibile obiettiva informazione sui fatti, le persone, le idee e i programmi – locali, nazionali ed internazionali –, che è necessaria almeno per “fare opinione” oggettivamente utile al bene comune, e soprattutto a suffragare consapevolmente autorità e legittimità al potere politico nell’esercizio delle proprie responsabilità di elettori» (p. 12).
Passando all’aspetto economico del fenomeno, il Documento ne rileva le componenti e prospetta una programmazione democratica dell’attività economica vòlta, tra l’altro, ad
«ostacolare l’avvento di una pura “civiltà dei consumi”, nella quale l’offerta dei prodotti e dei servizi non si organizzi a servizio dell’uomo e della comunità per il soddisfacimento delle loro legittime domande, bensì – tra mite soprattutto la pressione pubblicitaria – tenda tutta alla creazione ed all’esasperazione di bisogni puramente individualistici, spesso fittizi e nocivi, elevati a ragione e scopo dell’esistenza umana» (p. 13).
Quali, a questo proposito, le possibilità d’intervento da parte dello Stato? – Il Documento nega, da una parte, che il potere pubblico possa disinteressarsi del fenomeno, soprattutto quando si esprima in forme associative di sviluppo civile; dall’altra, che possa farsene il moderatore supremo, imponendo ai cittadini modi e scopi di impiego, quali, per esempio, l’aumento della produttività del lavoro sociale, come vorrebbe il marxismo, oppure l’efficienza guerresca della nazione, come praticarono il fascismo ed il nazismo; quindi precisa:
«Le sue norme giuridiche ed i suoi interventi, anche in questo settore, devono ispirarsi ai due principi del “bene comune” e della “sussidiarietà”, che ne segnano insieme i motivi ed i limiti. I motivi: perché là dove lo richiede il bene comune, non può mancare la presenza dello Stato; i limiti: perché lo Stato non è chiamato ad invadere settori dove l’iniziativa dei cittadini e dei corpi intermedi sia autosufficiente» (p. 14).
Con una semplificazione di possibili prestazioni si chiude la parte dottrinale.
Nella seconda parte, Programmatica, la D.C. dichiara di far proprio questo Documento e d’impegnare tutti i suoi ascritti ed associazioni alla sua graduale ma celere attuazione. Per conseguenza s’impegna a tener presente nella Politica generale del Partito questi tre obiettivi: assicurare a tutti i cittadini: 1) le condizioni individuali ottimali per l’uso del tempo libero (specialmente mediante una tempestiva ed efficace sensibilizzazione-educazione, scolastica ed estrascolastica); 2) l’effettiva disponibilità oggettiva di sufficiente tempo libero (specialmente mediante una giusta legislazione del lavoro, dei salari e delle previdenze); 3) l’effettiva maggior possibile libertà di scelte (specialmente favorendo l’approntamento e l’efficienza delle strutture ed infrastrutture: culturali, turistiche, sportive ecc.; mediante una coraggiosa politica urbanistica, ecc.).
Inoltre la D.C. s’impegna a perseguire anche una sua politica specifica del tempo libero: su piano legislativo-istituzionale (tra l’altro: promovendo una riorganizzazione del Ministero del Turismo e dello Spettacolo, come organismo di preparazione e coordinamento degli interventi per il tempo libero da parte di altri Ministeri, nonché di indirizzo-controllo degli Enti operanti in questo settore); su piano associativo interno:
«dinamizzando permanentemente la propria struttura associativa anche fuori dei periodi elettorali, non solo come palestra di libera educazione e impegno alla vita politica e democratica, ma anche come luoghi di arricchenti ed amichevoli esperienze umane, specialmente culturali, ricreative e ludiche» (p. 20).
e finalmente su piano di studi e di programmazione, incrementando il proprio Ufficio del Tempo Libero, col compito, tra l’altro, di raccogliere dati studi e documentazioni in materia, indire convegni di studio, di animazione e di progettazione, specialmente in periferia, facendo tesoro di quanto si fa all’estero, in cordiale collaborazione con istituzioni similari, private e pubbliche, e con docenti e specialisti di settori affini.
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Come si vede: alla completezza della panoramica dottrinale fa degno riscontro quella operativa. Non resta, dunque, che augurarsi che, messa definitivamente a punto4, con ulteriori apporti di specialisti, la Prima si perfezioni in una vera e propria «Carta», valida anche fuori d’Italia; e che la Seconda trovi tra noi coraggiosa e tempestiva realizzazione: prezioso servizio reso alla collettività da un’istituzione che nella sua stessa ragione sociale proclama fedeltà agli ideali più genuinamente umani e cristiani.
1 Per gli Atti cfr Civ. Catt. 1968 II 58-66.
2 Sulla proposta tornava l’on. ATTILIO IOZZELLI, direttore dello stesso Ufficio Centrale, pubblicando Studiare una Carta per il tempo libero, in La Discussione, 26 luglio 1967.
3 Cfr Atti, cit., 511 ss., dove si notano le opere cui ricorrere per indicazioni bibliografiche ulteriori.
4 E prima di tutto eliminando i refusi, che la fretta del tipografo vi ha seminato con generosità eccessiva.